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Decreto Covid: contenere il contagio senza frenare l’economia

di Barbara Weisz

20 Ottobre 2020 09:05

Il Governo evita misure drastiche ma insiste sui punti chiave: il ruolo di imprese, individui e istituzioni per evitare un nuovo lockdown.

Si potrebbe dire che con l’ultimo Dpcm di contrasto al Coronavirus il Governo ha per il momento scelto di dare fiducia all’Italia e agli italiani. Magari, anche in considerazione del fatto che se la sono meritata, visti i risultati del lungo lockdown di primavera.

Il Dpcm del 18 ottobre sostanzialmente ha inasprito una serie di regole già previste dal precedente provvedimento (del 13 ottobre), soprattutto introducendo nuovi divieti relativi agli assembramenti, insistendo sullo smart working, introducendo scaglionamenti di orario nella scuola e nuovi paletti alle lezioni in presenza nelle università. Misure che hanno l’evidente obiettivo di ridurre il più possibile la diffusione del contagio, in rapida salita, senza però introdurre eccessive penalizzazioni al sistema economico.

E’ all’interno di queste due fondamentali esigenze che bisogna trovare la chiave per la nuova fase dell’emergenza Covid: fermare il contagio senza fermare l’economia.

Significa che rispetto alla situazione dello scorso mese di marzo, c’è un aspetto in più da salvaguardare, l’economia appunto. E’ evidente che, nel caso in cui il contagio sfuggisse definitivamente di mano, diventerebbero più stringenti le limitazioni, senza escludere un nuovo lockdown. Ma è altrettanto evidente che sarebbe meglio evitarlo. Molto meglio.

Il Def (Documento di economia e finanza) vede un Pil in contrazione, a fine anno, del 9%. Un risultato migliore di quello che era stato stimato da tutte le istituzione internazionali, che prevedevano un calo superiore al 10%, ma comunque la contrazione maggiore mai registrata dal dopoguerra ad oggi. Per non parlare del deficit e del debito.

Traducendo i numeri nell’economia reale: aziende, autonomi e professionisti in affanno, interi settori in ginocchio, rischio perdita di posti di lavoro. ma ci sono state anche le risposte legislative (ammortizzatori, sussidi, liquidità), è appena stata approvata una manovra da 40 miliardi molto concentrata sul Covid, e in vista c’è un pino finanziato con 209 miliardi che arrivano dall’Europa.

In questa cornice bisogna inserire una nuova strategia di contrasto alla diffusione del virus. Ci sono una serie di punti fermi da cui partire, facendo leva su vantaggi che, invece, a marzo non c’erano. Vediamoli.

La curva della diffusione si è impennata, e preoccupa. Ma, con ogni probabilità, viene affrontata con anticipo rispetto a marzo. Il numero assoluto dei nuovi contagiati è più alto perché vengono fatti più tamponi, ma in percentuale sui tamponi è più basso. Per intenderci: a inizio marzo, con ogni probabilità, il numero dei contagiati era decisamente sottostimato, oggi è più attendibile. Non è paragonabile a quella della primavera scorsa (almeno per il momento) la pressione sugli ospedali. Terzo elemento a favore: i medici conoscono il virus molto meglio: pur non essendoci una cura risolutiva, sono in grado di affrontare la malattia con strumenti più adeguati.

=> Mappa Coronavirus: la diffusione nel Mondo a ottobre 2020

Lo stesso discorso vale anche per i singoli cittadini, per le famiglie, per le imprese. Tutti conosciamo il virus molto meglio di prima. Abbiamo un’informazione fondamentale: il lockdown ha funzionato. Non è una considerazione di poco conto. Significa che il distanziamento sociale funziona. E qui c’è una chiamata alla responsabilità di tutti: nella vita di tutti i giorni bisogna usare tutte le precauzioni possibili. Se tutti restassimo sempre a distanza di due metri l’uno dall’altro, in locali correttamente arieggiati, indossando le mascherine e gli altri dispositivi di protezione individuale, lavando costantemente le mani, igienizzando le superfici, utilizzando la app Immuni, ma anche comunicando correttamente a istituzioni, parenti, amici, conoscenti eventuali informazioni sul rischio contagio, otterremmo dei risultati.

E’ successo esattamente questo in marzo: per obbligo, perché la situazione richiedeva misure drastiche. Ora possiamo farlo per senso di responsabilità.

Attenzione: la sfida riguarda tutti. Anche le aziende. In base al Dpcm, devono privilegiare lo smart working in tutti i casi in cui è possibile. Niente convegni e congressi in presenza. Rispetto stringente dei protocolli di sicurezza (orari scaglionati, sanificazioni, igienizzazioni, e via dicendo). Per i ristoranti e i bar ci sono i nuovi orari (stop alle 21 per i bar e alle 24 per i ristoranti, in entrambi i casi con inizio alle 5 del mattino). E il limite delle sei persone a tavola. E’ una regola che si basa, par di capire, su una considerazione concreta: troppe persone a distanza ravvicinata in un ambiente chiuso rappresentano un rischio. Non è difficile rispettare analoghi accorgimenti nella vita privata, salvaguardando al contempo salute e vita sociale.

=> Dpcm Coronavirus: Vademecum per aziende e uffici

I singoli devono innanzitutto evitare assembramenti. Su questo ci sono limitazioni specifiche nel Dpcm. Può essere utile, in considerazione della difficoltà di sensibilizzazione (per esempio nei confronti dei giovani che tendono a non voler rinunciare alla cosiddetta movida), prevedere iniziative specifiche in questo senso. I giovani che escono la sera sono teen ager o giovani adulti. Se sono in grado di imparare la matematica, l’elettrotecnica, o il latino, piuttosto che di portare a casa uno stipendio, o di cercare lavoro (e qualche volta, persino di trovarlo, in una società che certo non li aiuta in questo senso), non dovrebbe essere del tutto impossibile insegnare loro come divertirsi responsabilmente. Il compito in questo caso è delle famiglie, della scuola e, perché no, delle istituzioni locali (i vigili urbani potrebbero svolgere un importante ruolo informativo).

Fra le sfide che invece sembrano più urgenti per le istituzioni, sul fronte del contrasto al contagio sanitario, le priorità identificabili sembrano essere due: rafforzare i presidi sanitari, e rendere il più sicuri possibile i trasporti. Per quanto riguarda la sanità, la grande forza della primavera scorsa sono stati i medici e gli infermieri. E’ fondamentale supportarli maggiormente, e potenziarne il raggio d’azione. La rete territoriale di medicina generale (i medici di base, per intenderci), è un presidio fondamentale, che va valorizzato. Anche in considerazione dell’enorme sacrificio fatto nei mesi della primavera scorsa.

Sui mezzi pubblici, è difficile identificare soluzioni, m le strade praticabili non mancano: scuola bus, biciclette, differenziazione orari. E’ anche questa una sfida per le imprese (che possono favorire soluzioni di smart mobility fra i dipendenti). Oltre che, naturalmente, per le istituzioni locali.

In parole molto semplici, si potrebbe sintetizzare così: il lockdown in primavera è stato imposto. Ora non è riproponibile, se non in estrema ratio (e, probabilmente, con costi molti alti). Ma possiamo tutti imporci misure di comportamento rigide e responsabili che consentano di evitarlo. Partendo da regole e linee guida contenute nel Dpcm.