Debito pubblico, Freni: il DEF tiene ma serve un taglio di spesa

di Anna Fabi

8 Aprile 2024 09:26

Il Sottosegretario all'Economia Federico Freni anticipa le stime del DEF 2024: debito sotto il 140% e PIL verso l'1% ma pesano i costi del Superbonus.

Il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, dal Forum Ambrosetti di Cernobbio, getta una luce di speranza sui conti pubblici e conferma le prime stime sul DEF 2024, che sarà presentato dal Governo e approvato martedì 9 marzo.

Per il Viceministro all’Economia, le cifre non si discosteranno molto da quelle già previste nella NaDEF.

Le stime di crescita nel DEF

La crescita pari a +0,6% per il PIL 2024 può arrivare a +0,8% con le correzioni dovuti agli effetti di calendario, avvicinandosi al +1% atteso nel DEF.

Un obiettivo di crescita che potrebbe essere centrato con il pieno utilizzo dei fondi PNRR, ormai entrato nel vivo nella programmazione 2024-2026.

Il fardello del Superbonus

è centrale ridurre la spesa per interessi e quindi il debito con politiche di bilancio che abbiano come coefficiente primario la responsabilità.

«Abbiamo speso per i bonus molto più di quello che spenderemo per il PNRR, ed è sempre debito», ha ricordato Freni, secondo cui tuttavia «non ci sono preoccupazioni particolari» in merito al rapporto deficit/PIL, stimato al 7,2% dall’Istat ma con l’obiettivo di arrivare al 4,3% nella NaDEF.

Cambio di passo sui crediti d’imposta

Di fatto, l’abolizione della cessione del credito e dello sconto in fattura per il Superbonus dovrebbe permettere di attribuire al 2023 la spesa effettiva, lasciando al 2024 e alle successive annualità le sole detrazioni d’imposta pluriennali. E per 2025 il focus di Governo, come ha spiegato Freni, sarà su crediti d’imposta.

Debito ancora in aumento

Sul debito, Freni prevede che nella DEF rimanga sotto il 140%, ma comunque in aumento rispetto al 137,3% del 2023 a causa dell’aumento della spesa per interessi (visto che il calo dei tassi si riflette in ritardo sul  costo del debito) e del costo dei bonus edilizi, perchè la compensazione dei crediti fiscali avrà un impatto sui conti pubblici per almeno quattro anni.

Un quadro previsionale che dovrebbe portare ad un DEF con sole stime tendenziali, rimandando al momento le previsioni programmatiche.