Tratto dallo speciale:

IMU-TASI, storia tragicomica di una tassa

di Barbara Weisz

28 Maggio 2014 13:00

A tre settimane dalla scadenza il contribuente non sa se, quanto né quando pagare di IMU e TASI. I governanti italiani che negli ultimi anni hanno introdotto, tolto e cambiato le regole di pagamento con impressionante frequenza – spesso e volentieri a ridosso delle scadenze – hanno tutti dimenticato che esiste una legge che si chiama Statuto del Contribuente (legge 212/2000), che impedisce di cambiare le regole del gioco in materia tributaria a meno di 60 giorni dagli adempimenti a cui si riferiscono, con il preciso scopo di facilitare la vita al contribuente. Ebbene, il pagamento della prima rata TASI-IMU scade il 16 giugno e ancora non si conoscono le aliquote della maggioranza delle città (vai alla mappa). Non solo: è stato annunciato uno slittamento nei Comuni che non fanno in tempo a deliberare in tempo utile, senza però capire se riguardi prime case, immobili d’impresa, tutti gli immobili. Il tutto, a poche settimane alla scadenza.

=> TASI: istruzioni di calcolo online

Eppure secondo la  normativa vigente:

L’amministrazione finanziaria deve assumere idonee iniziative volte a consentire la completa e agevole conoscenza delle disposizioni legislative e amministrative vigenti in materia tributaria (articolo 5). L’amministrazione finanziaria assume iniziative volte a garantire che i modelli di dichiarazione, le istruzioni e, in generale, ogni altra propria comunicazione siano messi a disposizione del contribuente in tempi utili e siano comprensibili anche ai contribuenti sforniti di conoscenze in materia tributaria e che il contribuente possa adempiere le obbligazioni tributarie con il minor numero di adempimenti e nelle forme meno costose e più agevoli (articolo 6). In ogni caso, le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore o dell’adozione dei provvedimenti di attuazione in esse espressamente previsti (articolo 3).

Evidentemente si tratta di un caso in cui sbagliando non si impara anzi si peggiora, perchè situazioni analoghe si sono create puntualmente negli ultimi anni a ridosso di tutte o quasi le scadenze per il pagamento IMU, tassa che in soli tre anni è stata oggetto di tali e tanti cambiamenti che solo elencarli è un’impresa. In  quattro governi (Berlusconi, Monti, Letta e Renzi) e due parlamenti, tutti hanno introdotto novità in corsa.

La storia infinita

  • Marzo 2011: L’imposta IMU suli immobili prevista dal Dlgs 23/2011 del 14 marzo viene istituita, con entrata in vigore dal 2014 solo per immobili diversi dall’abitazione principale, sostituendo Irpef e addizionali sugli immobili non locati e vecchia Irpef. Il provvedimento è la legge sul federalismo fiscale municipale del governo Berlusconi.
  • Dicembre 2011: il governo Monti con il dl Salva Italia (201/2011) anticipa l’entrata in vigore dell’IMU al 2012 e la applica anche alle prime case.
  • Giugno 2012: si paga per la prima volta l’IMU, con aliquota di base fissate a livello nazionale e la possibilità per i Comuni di intervenire alzandole o abbassandole di 0,2 o 0,3 punti percentuali (a seconda che si tratti di prime o seconde case). Non mancano le complicazioni: i Comuni possono cambiare le aliquote fino all’autunno, quindi si decide che a giugno si paga un acconto pari al 50% della tassa calcolata con l’alqiuota standard e poi si fa il conguaglio a dicembre. In più, nel 2012 una parte di IMU va allo stato, quindi bisogna anche dividere la quota di pertienzna dell’Erario e quella del Comune: lo deve fare il contribuente.
  • Dicembre 2012: saldo IMU, finalmente con le aliquote, che in molti casi sono arrivate a novembre. Le difficoltà: bisogna fare calcoli diversi in ogni Comune. La semplificazione: tranne che per gli immobili d’impresa, non bisogna più dividere la quota dello stato da quella del comune, perchè nel frattempo si è deciso che il gettito va interamente ai Comuni.
  • Maggio 2013: il governo Letta vuole cambiare la legge sull’IMU, eliminando l’imposta sulle prime case, ma mancano le coperture, quindi emette un decreto di rinvio acconto di giugno (per le prime case) a settembre, promettendo che nel frattempo arriverà una più ampia legge di riforma.
  • Agosto 2013: non arriva la riforma annunciata, ma un altro decreto che elimina definitivamente l’acconto IMU sulle prime case, promettendo però di eliminare anche il saldo. Bisogna decidere in fretta, perché incombe la scadenze di dicembre.
  • Novembre 2013: è decisamente uno dei momenti clou della vicenda (si fa per dire): il governo annuncia di aver eliminato l’IMU 2013 sulla prima casa. In realtà, il provvedimentoelimina il saldo ma introduce una mini IMU di gennaio, per andare incontro ai Comuni che non hanno abbastanza entrate.
  • Dicembre 2013: la Legge di Stabilità battezza una nuova imposta sugli immobili, che si chiama IUC (dopo aver cambiato nome diverse volte nel corso del dibattito parlamentare), e comprende tre diversi tributi: IMU, TASI (servizi indivisibili del comune) e TARI (tassa sui rifiuti, che sostituisce la precedente Tares). In teoria, il governo aveva annunciato l’eliminazione dell’IMU sulla prima casa, in pratica si tratta di un cambiamento di nome, visto che sull’abitazione non si paga più l’IMU ma in compenso arriva la TASI. Ma non è finita. I Comuni protestano, le aliquote previste dalla Legge di Stabilità (TASI standard allo 0,1%, che si può portare al massimo allo 0, 25%, e somma TASI + IMU che non può superare il vecchio tetto IMU dell’1,06%) non assicurano le necessarie entrate ai Comuni.
  • Gennaio 2014: si paga la mini IMU, solo in alcuni Comuni (in relazione alle aliquote IMu sulle prime case decise e poi mai applicate nel 2013): il calcolo per il contribuente non è facile.
  • Aprile 2014: siamo al Salva Roma (Dl 16/2014), che dopo una serie di peripezie parlamentari viene approvato a fine aprile e stabilisce  che i Comuni possono alzare di un ulteriore 0,08% le aliquote TASI. Ma i politici si rendono conto che la prima rata si paga in giugno e i Comuni ancora non hanno deliberato (nell’attesa della norma nazionale). Allora decidono che l’acconto di giugno si paghi solo nei Comuni che deliberano entro il 23 maggio, negli altri per le prime case si saldi tutto a dicembre e per immobili diversi ci si  basi sulle aliquote IMU 2013 aggiungendo l’1% standard di TASI (leggi qui come funziona il meccanismo). Il resto è storia recentissima: l’80% e rotti dei Comuni non deliberano ma non vogliono che l’acconto slitti perché hanno bisogno di incassare.
  • 19 maggio 2014: riunione al ministero e decisione di nuovo slittamento con non pochi problemi interpretativi: l’acconto TASI non si paga più a giugno ma a settembre. E l’IMU? Probabilmente anche quello ma non è certo. Il comunicato non specifica e le ipotesi si sprecano.