L‘Italia non è certo fra i paesi più virtuosi nel combattere l’economia sommersa: con il 21% è sotto la media europea, senza quasi alcun miglioramento dal 2008 ad oggi. E’ quanto emerge dal rapporto Visa “Shadow Economy in Europe, 2013“.
=> Confronta con i dati ISTAT ed Eurispes sul sommerso in Italia
Con la crisi la situazione è peggiorata in tutta Europa: nel 2009 il sommerso è tornato a salire, per poi intraprendere una nuova curva di lenta discesa (18,5% del PIL), ma non in Italia.
I settori più coinvolti sono edilizia 31%, retail 20%, hotel e ristoranti 19%, manifatturiero e agricoltura 15%. In termini assoluti, il valore più alto è quello del manifatturiero (177 mld) seguito da retail 134 mld ed edilizia 115 mld.
Cause
Le cause dell’economia sommersa: tasse alte, bassa qualità delle istituzioni (percepita), giustizia ritenuta poco efficace contro l’evasione, diffusione dei pagamenti cash.
=> Leggi perché la crisi economica aumenta l’illegalità
I paesi dell’Europa nord occidentale sono sotto il 16% mentre al Sud si va dal 19% di Spagna e Portogallo, al 21% dell’Italia, al 24% della Grecia e al 27% della Turchia. Nell’Est situazione variegata: paesi più virtuosi come la Slovacchia, 15%, o la Repubblica Ceca, 16%, altri che si avvicinano al 30% (Romania, Croazia, Lituania, Estonia), o addirittura la superano (Bulgaria, maglia nera con il 31%).
Soluzioni
Il report analizza uno serie di strumenti che i diversi paesi europei hanno messo a punto per combattere l’economia sommersa: politiche contro il lavoro nero, compliance fiscale, lotta all’evasione.
Fra gli altri esempi citati, la riforma tedesca dei “mini jobs“: semplificazioni burocratiche e fiscali per i cosiddetti “mini lavori”, a basso reddito, che in Germania hanno favorito l’emersione, triplicando il numero di persone che fanno ufficialmente questi “mini lavori” per arrotondare lo stipendio, a quota 2,6 milioni, che si aggiungono ai 4,8 milioni di tedeschi (quasi il 13% della popolazione attiva) che fanno solo questi “mini lavori”.
Fra i rimedi possibili, si analizzano gli effetti positivi della moneta elettronica. Basterebbe imporla – tracciare i pagamenti riduce l’evasione fiscale – per tagliare del 10% il valore del Sommerso in Europa, pari a oltre 2mila miliardi di euro (stime in linea con quellw Tax Research).
Non a caso, i paesi in cui l’evasione è più bassa (in rapporto al PIL) – Gran Bretagna, Olanda e Austria – sono quelli in cui i pagamenti elettronici sono più diffusi.
Secondo un modello messo a punto dall’economista Friedrich Schneider, incrementare i pagamenti elettronici a una media di dieci punti percentuali ogni anno per almeno 4 anni consecutivi porta a una riduzione dell’economia sommersa del 5%.
=> Approfondisci i pagamenti elettronici in Italia
L’Italia su questo fronte negli ultimi anni si sta muovendo, ad esempio, con la riduzione all’uso del contante a mille euro, ma resta fra i paesi europei in cui le transazioni elettroniche sono meno diffuse, davanti solo a Bulgaria, Romania, Grecia e Turchia.