


Nonostante alcuni segnali positivi riscontrati tra il 2017 e il 2019, il gender pay gap ha ripreso a crescere, tanto da raggiungere il 10,4% alla fine del 2024. A mettere in evidenza questo trend è ODM Consulting, nell’aggiornamento della sua indagine periodica sull’evoluzione delle retribuzioni in Italia al 30 settembre scorso.
Il divario retributivo di genere aumenta poi al crescere dell’età, coinvolgendo non solo l’aspetto salariale ma anche l’accesso ai ruoli apicali e alle opportunità di crescita professionale. Osservando i dati generazionali, si nota come la forbice passi dal -3,5% per la Gen Z fino al -27,8% per i Baby Boomers, mentre guardando ai singoli inquadramenti il gap è più ampio per gli impiegati e per i ruoli da dirigente:
Nei comparti caratterizzati da una maggiore presenza femminile, il gender pay gap risulta invece minore (un esempio è dato dalle Risorse Umane), mentre aumenta notevolmente nelle aree a prevalenza maschile come quella delle Operations.
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Il divario si riduce nelle aree funzionali, che vedono una generale carenza di competenze sul mercato, come ICT ed Engineering.
Questi dati diventano ancor più significativi se letti congiuntamente a quelli sull’occupazione femminile – sottolinea Miriam Quarti, Responsabile dell’area Reward&Engagement di ODM Consulting. Secondo gli ultimi dati Eurostat (riferiti al 2023), in Italia il tasso di occupazione femminile (20-64 anni) è del 56,5%, rispetto al 76% della controparte maschile è del 76%, con uno stacco di quasi il 20%.
Secondo il rapporto INAPP, inoltre, nel 64% di inattivi in Italia una larga fetta è rappresentata da donne, che non lavorano per motivi essenzialmente familiari (obblighi di cura, ecc.). Per le donne, quindi, continua a esserci non solo una maggiore difficoltà nell’entrare nel mondo del lavoro ma anche la necessità di superare che classiche barriere che limitano la continuità professionale.