La reazione della Cina alla crisi economica

di Sonia Ferretti

Pubblicato 23 Gennaio 2009
Aggiornato 5 Aprile 2019 19:19

La crisi economica ha toccato persino la Cina, che ha visto diminuire le proprie importazioni ed esportazioni. Ecco le sue strategie di contenimento.

A dicembre 2008 e gennaio 2009, a causa della crisi economico-finanziaria mondiale persino la Cina ha visto diminuire le proprie importazioni ed esportazioni. Rispetto al 2007, le prime sono calate del 2,8% – contro il 42% e 17,4%, rispettivamente di Taiwan e Corea del Sud – e l’Export è precipitato del 21,3%.

Un segno dei tempi. Tanto più che sono previsti ulteriori cali nei prossimi mesi. Pertanto si teme la chiusura di numerose società  e la conseguente perdita di posti di lavoro.

La Cina, tuttavia, ha elaborato una strategia interessante: slegarsi dal dollaro, considerato una valuta a rischio.
La Cina sta tentando di rendere convertibile la propria moneta e darle un ruolo come valuta di riserva. Esperimento, questo, dapprima implementato sulle transazioni tra Hong Kong e le province limitrofe.
Sono anche stati siglati accordi con 8 Paesi confinanti tra cui la Russia, affinché i conti reciproci siano saldati in valuta cinese, l’yuan renminbi.

Ad oggi, questa moneta viene convertita, con ovvie oscillazioni, più o meno così:
1 Euro = 9.1575 Yuan Renminbi
1 Yuan Renminbi = 0.1092 Euro
1 Dollaro USA= 6.8370 Yuan Renminbi
1 Yuan Renminbi = 0.1463 Dollari USA

L’attuale governatore della Banca Centrale cinese, Zhou Xiaochuan, all’inizio di dicembre dichiarava ad Hong Kong che, se il valore del dollaro fluttuasse in maniera drastica, il suo impiego come valuta di regolamento (delle transazioni commerciali) causerebbe problemi. È evidente che gli esportatori cinesi, dietro le quinte, chiedono al Governo di poter fatturare in yuan e non in dollari, che perdono valore.

Se, dopo un periodo di rodaggio, la Cina renderà  convertibile la propria moneta, la conseguenza sarà  che i Paesi importatori dovranno dotarsi di riserve di yuan renminbi. Per dotarsene, le banche centrali di tutto il mondo dovranno quindi disinvestire soprattutto da attivi in dollari e titoli del Tesoro americano. L’euro ha infatti un ruolo abbastanza limitato nell’interscambio asiatico.

In tal caso si innescherebbe la crisi valutaria originata dalla forte e artificiale svalutazione del tasso di cambio dello yuan.

L’intenzione dei vertici cinesi è proprio di correggere tale sottovalutazione, di cui sono perfettamente consapevoli.
Chen Deming, Ministro del Commercio, afferma che se America ed Europa non saranno in grado di pagare la Cina, essa continuerà  la sua espansione esportando verso paesi emergenti come India e Brasile.