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Al Mezzogiorno i fondi per la Carta Inclusione Attiva

di Noemi Ricci

Pubblicato 18 Febbraio 2014
Aggiornato 12 Giugno 2018 09:48

Stanziati 167 milioni di euro per portare anche nelle regioni del Mezzogiorno la carta per l'inclusione attiva: ecco la ripartizione del fondi nel decreto interministeriale appena firmato.

Firmato il decreto che estende alle regioni del Mezzogiorno la sperimentazione della Carta per l’Inclusione Attiva con uno stanziamento di 167 milioni di euro (140 per il 2014 e 27 per il 2015), che vanno a sommarsi agli altri 300 assegnati a dicembre e derivanti dalla riprogrammazione di risorse europee. Si tratta di una iniziativa volta al sostegno al reddito dei lavoratori e alla lotta alla povertà in Italia.

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Le risorse vengono ripartite in funzione dell’ampiezza della popolazione che versa in condizioni di maggior bisogno, secondo lo schema del decreto firmato dai Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, Enrico Giovannini, dell’Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, e della Coesione Territoriale, Carlo Trigilia:

  • Abruzzo 7.067.553 euro;
  • Molise 1.948.075 euro;
  • Campania 46.906.988 euro;
  • Puglia 34.153.790 euro;
  • Basilicata 4.848.306 euro;
  • Calabria 18.600.236 euro;
  • Sicilia 43.073.981 euro;
  • Sardegna 10.401.070 euro.

Sostegno Inclusione Attiva

Un passo importante verso il Sostegno per l’Inclusione Attiva (SIA) l’ha definito Giovannini: «il primo strumento nazionale e universale di contrasto alla povertà che abbiamo disegnato ex-novo a settembre, colmando un ritardo storico del nostro Paese». Il SIA finora mancava infatti in Italia, pur essendo presente in altri Paesi Europei come strumento di protezione sociale. Difficoltà che in Italia verrà valutata sulla base di determinate soglie patrimoniali che fanno riferimento alla componente ISEE, mentre il controllo dei criteri di ammissibilità verrà affidato all’INPS.

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Si tratta di un sistema diverso da un reddito di cittadinanza o di una carta acquisti perché è finalizzato a promuovere l’occupazione, e non solo, prevedendo da parte dei beneficiari la stipula di un patto di inserimento con i servizi sociali locali che li impegni a:

  • cercare lavoro;
  • prendersi cura dei familiari disabili;
  • mandare i figli a scuola;
  • far sottoporre i figli alle visite mediche periodiche.

Il 2014, sottolinea poi il ministro, si configura come l’anno nel quale si realizzerà il più ampio intervento contro la povertà mai realizzato in Italia, pienamente giustificato dalla drammaticità della situazione». (Fonte: Ministero del Lavoro).