IRAP: l’impresa familiare paga, collaboratori esenti

di Barbara Weisz

23 Maggio 2013 09:52

Secondo una sentenza di Cassazione, l'imprenditore di un'attività familiare a cui partecipano con apporto lavorativo anche altri familiari è soggetto passivo IRAP, mentre i parenti-collaboratori sono esenti.

Il titolare dell’impresa familiare è soggetto passivo IRAP, mentre sono esenti i familiari suoi collaboratori: lo stabilisce la Corte di Cassazione con una sentenza che chiarisce un principio finora ambiguo.

Precedenti pronunciamenti indicavano che l’impresa familiare deve pagare l’imposta sulle attività produttive in presenza di collaboratori non occasionali (anche apprendisti), mentre la nuova sentenza n. 10777 dell’8 maggio 2013 prevede che debba versare l’IRAP il titolare d’impresa alla cui attività partecipano solo collaboratori familiari.

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La vicenda giudiziaria si riferisce al caso di un professionista che possiede il 51% di un’impresa familiare e che aveva presentato istanza di rimborso IRAP versata per gli anni 1998-2001, per la parte eccedente la propria quota di partecipazione.

L’istanza è stata respinta in quanto l’elencazione delle figure soggette a IRAP, contenuta nell’art.3 del Dlgs. 446/1997, è da ritenersi «esemplificativa e non tassativa».

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Il contribuente riteneva infatti di non dover pagare perché l‘impresa familiare non è compresa fra i soggetti passivi previsti dall’articolo 3 della legge istitutiva dell’IRAP (Il Dlgs 446 del ’97, appunto).

In realtà, spiega invece la Cassazione, a differenza delle altre imposte dirette, l’IRAP riguarda «non il reddito o il patrimonio in sé, ma lo svolgimento di un’attività autonomamente organizzata per la produzione di beni e servizi».

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Di conseguenza, «mentre il reddito derivante dall’impresa familiare e risultante alla dichiarazione dei redditi viene imputato, a determinate condizioni, proporzionalmente alla rispettiva quota di partecipazione» dei soci, (ma il titolare deve avere almeno il 51%), «l’imprenditore è anche soggetto passivo IRAP, perché l’imposta colpisce il valore della produzione netta dell’impresa e la collaborazione dei partecipanti all’impresa familiare integra quel quid pluris dotato di attitudine a produrre una ricchezza ulteriore (o valore aggiunto) rispetto a quella conseguibile con il solo apporto lavorativo personale del titolare (etero-organizzazione dell’esercente l’attività)».