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Esenzione IMU, Cassazione: diritto al rimborso su seconda casa

di Teresa Barone

1 Febbraio 2023 13:20

Come ottenere l'esenzione o rimborso IMU seconda casa dopo la nuova sentenza della Cassazione: esonero se risulta prima casa di coniuge con diversa dimora.

L’IMU sulla seconda casa nel 2023 potrebbe anche non pagarsi in alcuni casi. Nello specifico, scatta l’esenzione se il secondo immobile della famiglia risulta essere la residenza anagrafica o la dimora abituale di uno dei due coniugi.

La Corte di Cassazione si è di recente espressa in merito al diritto di esenzione IMU sulla seconda casa se una delle due risulta la prima abitazione di uno dei coniugi, in seguito alla decisione della Corte Costituzionale che, con la sentenza n. 209 del 13 ottobre 2022, ha stabilito una nuova definizione di abitazione principale.

Nello specifico, con Ordinanza 1828 del 22 gennaio 2023, la Cassazione ha messo in pratica il nuovo orientamento, stabilendo il diritto all’agevolazione per entrambi i coniugi qualora si configurino i requisiti di legge.

Vediamo i dettagli del pronunciamento e come muoversi per ottenere il rimborso IMU spettante.

Esenzione IMU prima / seconda casa

Secondo il pronunciamento, l’abitazione principale è il luogo dove un soggetto ha la residenza anagrafica e la sua dimora abituale, a prescindere dalla residenza e dimora degli altri componenti della famiglia.

Secondo la Corte Costituzionale è illegittimo l’art, 13 comma 2 DL 201/11 nella parte in cui distingue tra coppie di fatto oppure legalmente legalmente unite per l’accesso al beneficio fiscale. Dunque, in merito all’IMU prima casa l’esenzione spetta sempre al possessore che vi risiede e vi dimora abitualmente, indipendentemente dal resto del nucleo familiare, convivente o coniugato /unito civilmente.

In base alla sentenza 209/2022 non può dunque essere imposto il pagamento IMU per l’abitazione usata come dimora principale anche in caso di divisione del nucleo familiare, e anche in Comuni diversi. Questo perchè non ritenere sufficiente per ciascun coniuge la residenza anagrafica e la dimora abituale in un determinato immobile, determina una evidente discriminazione rispetto ai conviventi di fatto.

Rimborso IMU per coniugi separati di fatto

La Cassazione, con l’ordinanza 1828/2023 ha pertanto stabilito che la separazione di fatto, laddove comprovata, dà diritto all’esenzione IMU per l’abitazione principale di ciascun coniuge.

Il riferimento di prassi alla nuova sentenza apre le porte al ricorso nei casi in cui viene loro negata l’agevolazione dal 2023 in poi e soprattutto alla domanda di rimborso IMU per i coniugi con prima casa in Comuni diversi: le famiglie che già hanno pagato l’imposta possono richiedere la restituzione di quanto versato a titolo di imposta unica municipale negli ultimi cinque anni (dal 2017 al primo acconto 2022). Si tratta infatti del periodo in cui non è ancora caduto in prescrizione il diritto al rimborso.

Nel caso di specie, il domicilio in Comuni diversi dei due coniugi era stato comprovato da bollette per le utenze ed altra documentazione che dimostrava l’effettiva dimora abituale presso diverse abitazioni, in diversi Comuni.

A far pendere l’ago della bilancia verso il diritto all’esenzione è stato proprio in fatto di dimorare in due Comuni diversi, una fattispecie evidentemente trascurata dal Legislatore laddove avrebbe dovuto garantire pari diritti nei casi in cui era manifesta l’assenza di condotta fraudolenta.

Come e quando chiedere il rimborso IMU seconda casa

A partire dal 13 ottobre 2022, non è possibile far pagare l’IMU come seconda casa al coniuge che vi dimori abitualmente mentre l’altro vive in altro Comune, nell’altro immobile che la legge aveva illegittimamente imposto di fissare come abitazione principale di tutto il nucleo familiare.

Allo stesso modo, è illegittima l’IMU pagata come seconda casa per i coniugi/uniti civilmente che avevano dimora e avevano anche fissato la residenza presso due abitazioni differenti dello stesso Comune (purchè la condotta non fraudolenta sia comprovata da documentazione come ad esempio la scelta del medico di base e la frequenza scolastica dei figli vicino casa, oltre alle classiche utenze domestiche intestate a proprio nome presso il domicilio in questione).

La sentenza della Corte Costituzionale ha valore retroattivo: da qui il diritto alla richiesta di rimborso entro i termini legali per la prescrizione. L’importante è poter comprovare tale diritto tramite apposita documentazione che dimostri l’utilizzo come propria dimora principale dell’immobile in questione.

Attenzione: il rimborso IMU potrebbe non essere riconosciuto se il pagamento è stato effettuato a seguito di un atto di riscossione forzata da parte del Comune (la versione locale della cartella esattoriale).

La domanda di rimborso IMU al Comune di residenza si inoltra entro 5 anni dell’imposta oppure da quando è sorto il diritto, ossia a partire dalla data della sentenza di Cassazione (13 ottobre 2022). Non esiste una modulistica nazionale: ogni Comune potrebbe aver disposto un suo modulo, altrimenti si procede in autonomia fornendo tutti i dati e i documenti del caso.

Il riferimento normativo per far valere i propri diritti, oltre alla sopracitata sentenza della Corte Costituzionale 209/2022, è l’ordinanza applicativa della Corte di Cassazione (la 1828/2023).