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Reverse Charge IVA: ricorso UE di Confindustria

di Francesca Vinciarelli

12 Marzo 2015 10:16

La denuncia di Confindustria alla Commissione Europea contro l'estensione del reverse charge prevista dalla Legge di Stabilità 2015.

La Legge di Stabilità 2015 ha introdotto diverse novità in tema di IVA, tra cui l’estensione del meccanismo dell’inversione contabile (reverse charge) – per cui l’obbligo IVA riguarda l’acquirente e non il venditore – anche alle prestazioni di servizi di pulizia, di demolizione, di installazione di impianti e di completamento relative a edifici, trasferimenti di quote di emissioni di gas a effetto serra, trasferimenti di altre unità che possono essere utilizzate dai gestori per conformarsi alla direttiva 2003/87/CE e di certificati relativi al gas e all’energia elettrica, cessioni di gas e di energia elettrica a un soggetto passivo rivenditore, cessioni di beni effettuate nei confronti di ipermercati, supermercati e discount alimentari, cessioni di bancali in legno (pallet) recuperati ai cicli di utilizzo successivi al primo. La novità però non piace a Confindustria che, in attesa che il meccanismo diventi operativo, ha presentato ufficialmente alla Commissione Europea una denuncia contro il reverse charge per il versamento dell’IVA relativa alle forniture nei confronti di supermercati, ipermercati e discount alimentari.

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Nella nota stampa di Confindustria si legge:

“Le imprese italiane sono molto preoccupate perché se la misura venisse autorizzata produrrebbe pesanti conseguenze finanziarie per tutti i fornitori della grande distribuzione organizzata, considerata la mole di crediti IVA che matureranno. Il sistema produttivo è già notevolmente esposto dagli altri meccanismi di reverse charge e di split payment introdotti con la Legge di Stabilità: per cui è necessario incrementare la soglia di compensazione dei crediti IVA fino a 1 milione di euro e assicurare fondi adeguati per i rimborsi”.

A preoccupare è soprattutto il fatto che l’Italia:

“È nota per i tempi lunghi con cui effettua i rimborsi dei crediti IVA, tanto da essere oggetto di una apposita procedura di infrazione, e il meccanismo di inversione contabile rischia di acuire i ritardi nell’erogazione dei rimborsi, a scapito dell’effettiva neutralità del funzionamento dell’imposta sul valore aggiunto, con effetti devastanti sulla liquidità delle imprese e sui loro piani di investimento futuri”.

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Quindi Confindustria si sofferma sul tema dell’evasione fiscale:

“L’evasione mina alla radice la corretta competizione tra imprese, con effetti deleteri sia per il bilancio del nostro Stato sia, con riferimento all’IVA, per quello comunitario. Tuttavia, l’introduzione di fattispecie di reverse charge ulteriori rispetto alle ipotesi elencate dalla direttiva IVA deve essere valutata con estrema cautela e può essere consentita – come prevede la normativa comunitaria – solo in presenza di rischi di frode ampiamente documentati. Non è questo il caso delle forniture alla grande distribuzione organizzata. Con la denuncia preventiva presentata oggi Confindustria vuole suonare un campanello d’allarme e segnalare alla Commissione Europea le forti preoccupazioni delle imprese per le conseguenze che la misura potrebbe provocare sul sistema produttivo”.

Ora non resta che vedere cosa risponderà la Commissione UE.