Lo SPAM? Se non fosse poi così tanto male come dicono?

di Stefano Besana

Pubblicato 8 Giugno 2007
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:50

Navigando nella rete alla ricerca di notizie sullo SPAM mi sono imbattuto in un interessante articolo, di James Massola, nel quale si affrontava il problema dello SPAM.

Apparentemente nihil sub sole novi (niente di nuovo sotto il sole) direte voi, ma sta di fatto che la prospettiva di questo articolo è tendenzialmente differente dal 90% degli articoli che circolano in rete sull’argomento.

Lo sappiamo, lo abbiamo detto e possiamo anche ripeterlo: lo SPAM intasa giornalmente le nostre caselle di posta con informazioni che non ci servono e con biechi tentativi di vendere cose che non ci servono.

Ebbene, secondo quell’articolo, la cosa non sarebbe “poi così male”.

L’accento viene posto sul buonsenso delle persone. Secondo l’articolo nessuna persona dotata di un occhio critico adeguato farebbe mai certi acquisti. Il punto è, secondo me, individuare quanti siano in grado di distinguere cosa sia attendibile e cosa no.

In una prospettiva abbastanza fatalista si individuano gli spammer come gli eterni vincitori della lotta contro i sistemi che impediscono la diffusione del materiale illecito.

L’articolo prosegue individuando il vero problema in una altro tipo di SPAM, più antico, più tradizionale: lo “SPAM cartaceo“.

Viene posto l’accento (in particolar modo) sui depliant che intasano le nostre caselle di posta non elettronica: pizzerie, traslochi, vendita di immobili, sgombero cantine, palestre, etc.

Come conclusione dell’articolo viene fatta una breve analisi di quante risorse si sprechino, quotidianamente, per questo tipo di SPAM “tradizionale”, in termini di: costi industriali, costi di spedizione, manodopera, carta, coloranti. Tutte cose che inquinano.

Cosa ne pensate? Lo SPAM elettronico come amico dell’ambiente? Pensate, come il sottoscritto, che forse la posizione sia un po’ eccessiva ed esagerata oppure la condividete?

Io credo che ci sia anche un importante discorso di “contestualizzazione” da fare: quanti sono gli interessi che ruotano attorno a quel tipo di pubblicità? Forse troppi per poterla eliminare. A voi la parola.