E’ successo di nuovo, Microsoft ha invitato alcuni membri della comunità di hacker americana in una delle sue conferenze più importanti dedicate alla sicurezza informatica.
Era già accaduto in passato (per l’esattezza avviene ufficialmente da due anni, ma in via ufficiosa le voci circolano da molto più tempo) che alcuni hacker siano stati i protagonisti di alcuni talk specifici su problemi di affidabilità di software e possibili vulnerabilità.
Questa volta a Redmond gli esperti avranno uno spazio maggiore e tratteranno temi trasversali. Solo per fare qualche esempio si parlerà di sicurezza nell’ambito mobile, hacking a livello hardware e del mercato nascosto dietro al mondo delle vulnerabilità software.
Ma c’è dell’altro, ovvero alcuni interventi mirati a mostrare dove le grandi case costruttrici di software hanno sbagliato e alcuni riguardanti i principali tool di protezioni implementati proprio in casa Microsoft.
Secondo Microsoft, infatti, un incontro con la comunità di hacker, che in un certo qual modo potrebbe essere affiancata alla comunità di ricercatori, è in grado di evidenziare gli aspetti critici dell’approccio alla sicurezza informatica anche da parte delle grandi aziende.
Per aggiungere una nota di curiosità diciamo che la conferenza prende il nome di “Blue Hat Conference” per contrapporsi alla “Black Hat security conference” e che il “Blue” deriva dal colore dei badge utilizzati dallo staff Microsoft.
La fiducia che Microsoft mostra nei confronti della comunità di hacker è sottolineata anche dal fatto che questa conferenza non è stata pensata come un momento di informazione o come un incontro per proporre al pubblico i prodotti Microsoft, ma al contrario come un evento di formazione per il personale interno. E’ infatti chiusa alle aziende esterne e dedicata ai soli dipendenti.
Ancora una volta sembra che i più esperti derivino dal mondo dell’hacking e che il loro rapporto con le aziende più importanti del mondo non sia poi una leggenda.