«Assumere su di sè l’obbligo morale di fare, di partecipare al processo di costruzione del domani. Sentire la responsabilità personale di restituire alle prossime generazioni la speranza di un futuro migliore. È questo che rende la leadership un privilegio e una vocazione nobile». Parola di Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat che giovedì scorso ha tenuto davanti agli studenti dell’Alma Graduate School di Bologna la prima di un ciclo di cinque lezioni sulla leadership che saranno tenute da David Gosset, direttore del centro Euro-Cin (17 aprile), Carlo Petrini, fondatore di Slow Food (6 maggio), Andrea Guerra, ad di Luxottica (24 maggio) e Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, (31 maggio).
«Oggi sono in cattedra, ma non per insegnare» ha spiegato il Ceo del Lingotto, ma «per condividere le mie esperienze professionali». In realtà, il top manager ha proposto un discorso sulla leadership a 360 gradi, parlando di management, di cultura, di attualità, per concludere con la lettura di un passo di “Zorba il greco” di Nikos Kazantakis.
Noi siamo minuscoli bachi che strisciano su una piccola foglia tra i rami di un albero gigantesco. Alcuni uomini, i più coraggiosi, raggiungono il limite della foglia. Di là, spingono lo sguardo nel caos. Tremando, si chiedono quale spaventoso abisso si stenda davanti. In distanza, sentono il rumore delle altre foglie del colossale albero. Sentono la linfa che per il tronco sale verso la loro foglia. Con il cuore gonfio, curvi sopra il baratro, tremano di paura nel corpo e nell’anima. Da quel momento comincia il pericolo. Alcuni soffrono di vertigine e delirano; altri, pieni di paura, cercano di trovare una risposta per tranquillizzare il proprio cuore e dicono: “Dio!”. Altri ancora, dal margine della foglia, guardano con coraggiosa calma il precipizio e dicono: “Mi piace!”.
«In quel “Mi piace!” c’è la lezione che avevo promesso di non farvi» ammette lo stesso Ceo, lezione che riguarda la fiducia in sè stessi, la voglia di conoscere e di mettersi alla prova. Perchè «la leadership non ha un’unica soluzione e non si può ridurre a una teoria manageriale. È qualcosa di più profondo che si evidenzia da un insieme di caratteristiche e comportamenti che hanno le loro origini nella mente e nel cuore delle persone, nei loro valori».
Fondamentali sono l’apertura mentale, la disponibilità nei confronti del nuovo, del diverso, la consapevolezza del fatto che «in ogni momento» è possibile «scegliere una nuova direzione, un nuovo obiettivo». «Quando ho iniziato l’università, in Canada, ho scelto filosofia» spiega il manager, perchè «sentivo che, in quel momento, era una cosa importante per me. Poi ho continuato studiando tutt’altro e ho fatto prima il commercialista e poi l’avvocato. E ho seguito tante altre strade, passando per la finanza, prima di arrivare ad occuparmi di imballaggi, poi di alluminio, di chimica, di biotecnologia, di servizi e oggi di automobili. Non so se la filosofia mi abbia reso allora un avvocato migliore o mi renda oggi un amministratore delegato migliore. Ma mi ha aperto gli occhi, ha aperto la mia mente ad altro».
Anche in Fiat Marchionne spiega di aver perseguito lo sforzo di mettere al centro «un management formato da individui che non subiscono il cambiamento ma lo cercano e spesso lo stimolano. Uomini e donne che hanno la capacità straordinaria di far emergere il meglio dalle persone e che favoriscono la formazione di grandi squadre». Alcuni concetti che l’AD affianca al concetto di leadership: spirito competitivo, affidabilità, integrità, velocità di decisione, passione, energia nel raggiungere i risultati.
E ancora: trasparenza, senso di responsabilità, condivisione di informazione e meriti, impegno a far crescere gli altri e a trattare tutti con dignità ed equità.
Il top manager Fiat dedica una lunga digressione ai grandi temi del mondo contemporaneo: povertà, rivolte in Nord Africa, inadeguatezza dell’Europa. Questioni che riguardano da vicino le scelte dei governi, ma non solo: il futuro «è una responsabilità personale, di ognuno di noi». Soprattutto del manager che «ha la responsabilità di gestire un’azienda globale», e che «ha il dovere di allargare la propria mente e guardare al di là delle mura di un ufficio».