Tutti i 5.400 dipendenti dello stabilimento Fiat di Mirafiori andranno in cassa integrazione ordinaria per 6 giorni tra luglio e agosto. La misura decisa dal management del costruttore auto riguarderà il personale assunto nei settori progettazione, contabilità generale, fatturazione e commerciale e sarà effettuato nei giorni 14, 15 e 21 giugno e 12, 13 e 19 luglio. A queste giornate di stop se ne aggiungeranno altre 2 – il 20 giugno e il 22 luglio – in cui tali lavoratori rimarranno a casa in permesso forzato per la chiusura dello stabilimento.
La decisione ha allarmato – oltre che i dipendenti stessi – anche i sindacati. Edi Lazzi della Fiom ha affermato che “i timori riguardo all’indebolimento dell’azienda e al suo disimpegno dal nostro Paese, dopo questa decisione incominciano drammaticamente ad assumere una forma concreta. Ci auguriamo che, a fronte di questo ulteriore pesantissimo segnale, la città, le istituzioni e le forze sociali non voltino ancora una volta lo sguardo da altre parti minimizzando ciò che sta accadendo”. Le maggiori sigle sindacali, intanto, hanno chiesto ai vertici del Lingotto la conferma degli investimenti e un incontro con i rappresentanti dell’azienda.
Il problema, in realtà, è il drammatico calo di immatricolazioni di auto dei primi mesi del 2012, che seguono in trend negativo iniziato divesi mesi fa e che ha fatto sì che alla Fiat stiano arrivando ordini sembre più ridotti da parte dei concessionari sparsi sul territorio italiano, con la conseguenza che anche le catene di montaggio e i colletti bianchi lavorano di meno.
Questo in attesa che dallo storico stabilmento torinese inizi la produzione della piccola Jeep con brand Fiat, prevista non prima del 2013 e per la quale il Lingotto ha stanziato parecchie risorse.
Attualmente, solo il sito produttivo di Pomigliano d’Arco sembra avere una certa forza visto che Sergio Marchionne vi ha spostato la produzione della nuova Panda. Preoccupazione, invece, per i dipendenti assunti negli stabilimenti di Melfi e Cassino per i quali nulla è ancora stato deciso: da quest’ultimo sito, per esempio, escono ogni anno circa 220mila auto invece delle 400mila previste.
Che l’industria dell’auto sia in difficoltà – almeno in Italia – lo si vede anche dallo stabilimento di Termini Imerese, che la Fiat ha dismesso lo scorso 31 dicembre: il costruttore molisano Dr Motor, infatti, non ha ancora confermato il suo piano di insediamento nel plant siciliano, che avrebbe dovuto rilevare dal Lingotto mantenendo occupati più di 1.300 dipendenti e producendo, a regime, fino a 60mila auto ogni anno. Il ministero dello Sviluppo Economico ha intanto dato a Massimo Di Risio, titolare dell’azienda, un termine di 15 giorni per confermare o meno l’investimento.
Altre 2 aziende che sembravano pronte a insediarsi nell’ex stabilimento Fiat – la Biogen e la Newcoop, attive nel settore delle biomasse e nelle piattaforme logistiche – avrebbero fatto marcia indietro rinunciando a investire a differenza di quanto farebbero altre 2 società, Lima Corporate e Med Studios.