Arriva dalla Cina una insolita, e discutibile, strategia aziendale volta a incentivare la produttività dei manager. Più che un incentivo, tuttavia, è una vera e propria punizione “corporale” ordinata ai dirigenti che non hanno raggiunto gli obiettivi stabiliti dai vertici, costretti a correre a petto nudo, al gelo e sotto la pioggia, per dieci chilometri.
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Succede a Chengdu, capoluogo della Provincia sud-occidentale del Sichuan cinese. Dieci manager e responsabili dell’area marketing di entrambi i sessi – rei di aver deluso le aspettative dell’azienda – hanno dovuto “onorare” un accordo stipulato all’inizio del 2012: in caso vendite inferiori alle stime avrebbero dovuto correre all’aperto, e sotto gli occhi di tutti, anche sotto le intemperie.
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E così è stato, sebbene alle manager in gonnella sia stato concesso di indossare abiti leggeri. Una punizione che i dieci dirigenti hanno accolto con dignità, come ha rivelato uno dei protagonisti della vicenda:
«All’inizio era così freddo che avevo la pelle d’oca, ma la corsa mi ha riscaldato. L’unica cosa che mi ha fatto sentire a disagio sono stati gli sguardi dei passanti».
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La finalità di questa punizione decisamente rigida, nel vero senso della parola, è presto detta: godere del potere rigenerante del freddo, in grado di schiarire le idee, mettere in evidenza gli errori compiuti e stimolare una maggiore efficienza in futuro.