Capo e colleghi carnefici

di Francesca Vinciarelli

26 Aprile 2016 10:00

Quando il lavoro diventa un campo di battaglia ed i colleghi o il capo di trasformano in carnefici.

Quando ci si accinge a cercare lavoro non si da un elevato peso all’ambiente di lavoro che ci si troverà davanti, solitamente è un pensiero che arriva più tardi e spesso troppo tardi.

=> Il mobbing 

Non è facile condividere del tempo e degli spazi tutti i giorni con le stesse persone, spesso questa incapacità di condivisione se non controllata può creare diverse problematiche. Quando si parla di lavoro e più precisamente di colleghi e capi, i racconti positivi in confronto con quelli negativi sono pochissimi, molto più diffusi quelli in cui si parla di litigi, di scontri e di continue incomprensioni.

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Una normalità quella dell’odio, se così può essere definita, comune in molti uffici che però danneggia lavoratori, salute e produttività. Ma i litigi non sono l’unico elemento drastico del lavoro, spesso tutto questo si evolve in una situazione incontrollabile che mette un preciso lavoratore con le spalle contro il muro, vivendo una vera e propria fase di mobbing. Non esiste un’unica motivazione per spiegare perché colleghi o capi attuano del mobbing verso un lavoratore, sono molti e vari inoltre cambiano a secondo del lavoro, del problema o dello scopo finale.

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Non ci sono ovviamente scusanti, il mobbing è una vera persecuzione e una violenza, sia fisica che verbale, verso il malcapitato. Molto spesso si divide in varie fasi, nonché l’inizio del mobbing vero e proprio fase in cui lo scopo è quello di attaccare la persona in questione criticandola per qualsiasi banalità. Nelle successive fasi la questione si evolve, aggravandosi e portando così la persona alla fase finale, nello specifico anche l’abbandono del lavoro con un “volontario” licenziamento.

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Le vittime devono riuscire a trovare la forza di reagire e soprattutto devono parlare, tenersi tutto dentro non danneggia solo se stessi ma anche la famiglia e le persone vicine. Il mobbing destabilizza e mette in crisi la persona, arrivando ad un punto in cui si pensa di essere addirittura dalla parte del torto. In questi casi è fondamentale essere seguiti da uno psicologo che sappia consigliare e guidare per uscirne al meglio. Dall’altra parte ci si può trovare sia il capo ma sia un gruppo di colleghi, come già detto le motivazioni sono moltissime, ad oggi lo scopo più comune è quello di indurre un dipendente alle dimissioni, per esempio quando si debbano effettuare tagli al personale.