Per far ripartire la produttività a beneficio dell’economia italiana e aumentare il Pil, anche solo di un punto, la strategia più indicata è limitare i giorni di ferie dei lavoratori: questa la proposta del sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo, secondo il quale moltiplicare le ore di lavoro rappresenta l’unica via possibile per favorire l’uscita dalla crisi economica.
Nell’ottica di Polillo, che ha enunciato la sua ricetta per far risalire il Pil nel corso di un convegno a Roma, rinunciare a una settimana di meritata astensione dal lavoro sembra essere una proposta del tutto attuabile che potrebbe trovare il consenso delle grandi aziende così come quello dei sindacati, che come ha dichiarato il sottosegretario: “Non sono contrari a questa ipotesi, almeno la parte più avveduta del sindacato che sta riflettendo per conto suo su questo; all’interno di tutte le sigle, compresa la Cgil, ci sono settori illuminati e riformisti che vi ci stanno ragionando“.
In che cosa consiste nel dettaglio l’idea di Polillo per potenziare i valori del Pil nazionale? La strategia si basa su un principio molto semplice: “Aumentare il tempo di lavoro per far ripartire la produttività. Nel brevissimo periodo, per aumentare la produttività del Paese lo choc può avvenire dall’aumento dell’input di lavoro, senza variazioni di costo; lavoriamo mediamente 9 mesi l’anno e credo che ormai questo tempo sia troppo breve. Se noi rinunciassimo ad una settimana di vacanza avremmo un impatto sul Pil immediato di circa un punto“.
Inutile tentare di ridimensionare la polemica scaturita dalle affermazioni di Polillo, che vede schierata in prima linea anche la Cgil attraverso Fabrizio Soilari, il quale ha definito la proposta come un’iniziativa che manca di concretezza e che potrebbe quasi essere paragonata alla richiesta di rinunciare a una settimana di indennità rivolta ai tanti lavoratori attualmente in cassa integrazione. Sono in molti, compresi gli esponenti della Uil, a contestare in particolare le affermazioni del sottosegretario riguardo la quantità media di mesi di lavoro dei dipendenti italiani, non certo 9 all’anno come annunciato da Polillo ma 11.