Manager italiani e riforma del lavoro: come vedono la nuova legge i dirigenti della penisola? Cosa pensano dell’articolo 18 e dei licenziamenti facili? Per rispondere a tutti questi quesiti Manageritalia, attraverso AstraRicerche, ha intervistato 840 figure manageriali in un sondaggio condotto via Web.
Secondo quanto dichiarato dai manager attivi nella penisola, la riforma del lavoro rappresenta la strategia giusta per favorire l’occupazione e sostenere la crescita, spingendo verso la competitività delle aziende nazionali. Se ci sono alcuni punti cruciali nella nuova normativa, tuttavia, non toccano da vicino la modifica dell’articolo 18 quanto, invece, alcune problematiche più ampie che impediscono la crescita dell’Italia e bloccano l’attività delle imprese nei mercati esteri. Si parla, più precisamente, di criminalità, corruzione, delle difficoltà relative alla gestione della burocrazia e del costo del lavoro.
La maggioranza dei dirigenti interpellati afferma la necessità di abolire l’articolo 18 in tutti i settori, nonostante la carenza di posti di lavoro e la crescita del precariato non possano essere addebitate a quanto sancito dalla regolamentazione attuale. Flavio Leone, responsabile delle relazioni sindacali di Manageritalia, sostiene infatti che: “Un’ottica che si fonda sulla difesa non del posto di lavoro, ma della professionalità delle persone. In cui è indubbio il ruolo che le parti sociali e gli attori principali del mondo del lavoro devono avere“.
Il 90% dei manager ribadisce, inoltre, la necessità che le aziende investano nella formazione professionale dei dipendenti al fine di favorire la riconversione dei collaboratori verso le nuove eventuali esigenze delle grandi imprese. Da parte degli stessi lavoratori, tuttavia, dovrebbe manifestarsi un interesse costante verso la crescita delle competenze professionali: “Bisogna prendere atto che il lavoro dipendente ormai cambia più volte nell’arco del ciclo di vita. Proprio per questo alcune vecchie tutele non hanno più senso e rischiano di generare false illusioni, non preparando le persone a gestire i cambiamenti che caratterizzano l’attuale mercato del lavoro“.
I dirigenti italiani hanno le idee chiare anche in materia di cassa integrazione e spending review: se da un lato le aziende in forte crisi dovrebbero rinunciare alla Cig per favorire gli investimenti nelle società con maggiori potenzialità di ripresa – come afferma l’83,1% degli intervistati – dall’altro lato bisognerebbe puntare sulle liberalizzazioni e sui tagli alla spesa pubblica che danneggia la produttività, soprattutto per quanto concerne il costo del lavoro.