L’esperienza è di sicuro un punto fondamentale per il lavoro, ma non sempre basta. Soprattutto in questo periodo storico, nel nostro paese, ci sarebbe infatti bisogno di una ventata di intraprendenza e creatività giovane.
Purtroppo però le statistiche parlano chiaro e le possibilità che hanno i giovani per far conoscere le loro idee sono pochissime. La classe dirigente è composta da ultra sessantenni che di certo sono validi professionisti ma rendono la situazione italiana stantia dal punto di vista dell’innovazione.
=> Vai alla guerra delle generazioni
Il presidente della Coldiretti Sergio Marini afferma a tal proposito che «Ad essere vecchie ed anche poche sono soprattutto le idee con le quali si vuole affrontare la crisi. Si cerca di riproporre modelli di sviluppo fondati sulla finanza e sulle economie di scala che hanno già fallito altrove e che non hanno nulla a che fare con le peculiarità del Paese. L’Italia può tornare a crescere solo se investe nelle proprie risorse che sono i territori, l’identità, il turismo, la cultura e il cibo che sono una leva competitiva formidabile per trainare il Made in Italy nel mondo».
Ed appunto la Coldiretti, in collaborazione con l’Università della Calabria, ha stilato il primo report sull’età media della classe dirigente italiana. Da questo risulta che l’Italia ha in assoluto la classe dirigente più anziana di tutta Europa, basti considerare che i ministri più giovani hanno 57 anni, mentre in Gran Bretagna David Cameron è diventato primo ministro a 43 anni e Tony Blair a 44. Il settore in cui si individua un’età più avanzata è quello bancario, con un’età media degli amministratori delegati e dei presidenti di circa 67 anni, ma non spoccano neanche i manager privati, delle aziende quotate in Borsa, con una media di 53 anni.
Non si salva nessun ambito, anche quello molto delicato della formazione, con una media di 63 anni per i professori universitari. Sono solo 3 su 16 mila circa i professori ordinari con meno di 35 anni e appena 78 quelli under 40.