Se continua a crescere il tasso di disoccupazione e il numero di chi ha smesso di cercare lavoro chi un lavoro ce l’ha se lo tiene stretto e la prospettiva di cambiarlo è presa in considerazione solo in vista di un aumento di stipendio.
Il dato deriva dallo studio effettuato da Randstad Workmonitor, secondo il quale 81% degli intervistati cambierebbe lavoro solo per guadagnare di più, il 73% per avere una carriera migliore e il 63% per avere un’occupazione più in linea con la propria formazione. Un dato interessante mostra come ci sia una quasi totale parità tra chi considera il proprio lavoro ideale e chi non si pone il problema, guardando al lavoro solo come ad un mezzo per sopravvivere.
Se però l’Italia è solo al 25° posto tra i paesi in cui ci si ritiene soddisfatti del proprio lavoro, in una classifica di 33 paesi, l’indagine mostra come ben l’82% stia, in questo momento, cercando di ottenere una promozione all’interno dell’azienda in cui lavora.
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Da questo punto di vista anche i contratti a tempo determinato sono visti come possibilità per iniziare una carriera. Il 69% dei lavoratori italiani ritiene che il lavoro temporaneo possa costituire un trampolino di lancio per ottenere un lavoro a tempo indeterminato, una percentuale significativamente più bassa rispetto alla media globale (72%), ma in evidente crescita rispetto ad un anno fa (58%).
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Lo studio analizza inoltre il rapporto conflittuale con la tecnologia, considerata un’opportunità dall’83% degli italiani (contro il 73% della media globale) è però vista come principale causa della futura scomparsa, entro due anni, del proprio tipo di lavoro da quasi un terzo dei lavoratori (29% in Italia, 24% nella media globale).