Premettendo che ogni carriera ha un suo particolare andamento è anche vero che esistono delle linee generali e dei falsi miti da sfatare.
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Analizzando l’andamento di carriera di 1.001 CEO e di 14.000 non-CEO in aziende di primaria importanza infatti si sono riscontrate delle consuetudini. Prima di tutto chi rimane fermo in azienda ci mette più tempo ad avere una promozione, avendo una carriera regolare ma lenta. Al contrario chi cambia spesso va avanti più facilmente.
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Tra i movimenti analizzati si è visto che promozioni e movimenti laterali hanno la stessa percentuale, che si attesta sul 40%, mentre le retrocessioni sono al 20%. Prima di tutto i movimenti laterali non vanno sottovalutati e non devono essere visto come negativi, preludendo, il più delle volte, ad una promozione. Le retrocessioni, naturalmente, danneggiano il curriculum, mentre invece cambiare per un’azienda meno nota può essere una buona mossa. Infatti spostarsi in un ambiente più piccolo può significare avere più spazio di manovra. Inoltre venendo da un’azienda più importante si diventa significativi per la nuova e questo equivale ad un aumento di prestigio e di stipendio.
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Inoltre è stato notato che cambiare settore può aiutare a ripensare il proprio lavoro, a mettersi in discussione e quindi a crescere. Il cambiamento avviene di solito quando il capitale umano è percepito come un valore aggiunto, presupposto di per sé positivo. Per questo è importante andare in una direzione verso cui le proprie competenze possano aggiungere qualcosa all’azienda.