Facebook la distrazione numero uno

di Francesca Vinciarelli

24 Novembre 2015 16:00

Le distrazioni sul lavoro sono molteplici, ma attenzione alle conseguenze.

Dopo tante ore di lavoro, può capitare di cadere in tentazioni davanti alle molteplici distrazioni presenti in ufficio. Dal passato ad oggi sono cambiate moltissime cose, se in passato ci si perdeva tra i giornali e le pause caffè, al giorno d’oggi ci si perde nelle chat e tra i post di facebook e in applicazioni similari.

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Per i lavoratori alcune operazioni sono limitate, questo perché le aziende per evitare problematiche preferiscono limitare l’accesso in alcuni social e siti, problema però presto sviato utilizzando semplicemente il proprio telefono personale. Il problema dei lavoratori è quello di non sfruttare realmente le pause messe a disposizione durante il lavoro, si preferisce passare anche le pause, vere e proprie, attaccati al telefono, così facendo non si recuperano affatto le energie, al contrario aumenta la stanchezza.

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Precisando che può definirsi normale una distrazioni ogni tanto, ma se ciò persiste potrebbe creare dei problemi sia sul lavoro che con il capo. Per questo non bisogna dimenticare le conseguenze disciplinari, l’utilizzo di facebook in orario lavorativo, può portare anche al licenziamento. Sopratutto nel caso in cui l’utilizzo porta a commenti, post o informazioni divulgate sui social per scopo denigratorio in confronto di azienda o datore di lavoro. Ma di certo non è solo facebook la distrazione da condannare, in primis bisogna specificare che quando ci si senti stanchi sul lavoro, ogni minima cosa può diventare all’improvviso una distrazione, dopo di che è importante dire che la distrazione maggiore è proprio internet. Per internet non si intende però solo i social network, ma anche le e-mail, siti di vendita, ecc. Infine non mancano anche le distrazione per merito di altri, o almeno apparentemente, spesso la domanda di un collega o altro, viene accolta con molto piacere in un momento poco produttivo, così facendo spesso si usa la scusa degli altri per camuffare una propria distrazione.