Ict in ritardo in Italia

di Chiara Basciano

17 Luglio 2015 12:00

Il 2015 promette di essere l?anno del cambiamento, ma l?Ict stenta a decollare.

Una crescita dell’1,1% nel corso del 2015 del settore Ict non appare certo entusiasmante. Ma se si valuta che fino ad adesso il segno è stato negativo allora si guarda al valore minimo da un’altra prospettiva. Secondo il Rapporto Assinform la cifra del comparto Ict arriverà a sfiorare i 65 miliardi di euro diventando concretamente più importante per il nostro paese.

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Se infatti da un lato le aziende stanno facendo una corsa al digitale, dall’altro l’Italia appare in ritardo rispetto all’Europa. Basti pensare che il ritardo dell’Italia si misura con l’incidenza della spesa digitale sul Pil, cioè un deficit di 1,7 punti percentuali rispetto alla media europea dei 28, vale a dire circa 23 miliardi di euro non spesi ogni anno.

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I settori più importanti sono quelli non strettamente tecnologici, ma legati ai contenuti. Nel dettaglio  i software e le soluzioni di nuova generazione (+ 4,2%), i contenuti digitali e pubblicità online (+ 8,5%), i servizi di data center e cloud computing (+37%).

Nelle aziende invece assumono particolare importanza la dematerializzazione dei documenti (fattura elettronica), l’adozione dei servizi cloud e del mobile, e l’Internet of Things, che potrà diventare una realtà quando la filiera sarà ormai rodata.

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Inoltre Assinform ha stilato una lista delle sette priorità del settore. La creazione di una cultura digitale diffusa, che stimoli la domanda di nuovi servizi; lo sviluppo di ecosistemi digitali che mettano in rete soggetti pubblici, privati e comunità; l’adozione dell’Internet of Things per migliorare l’efficienza energetica, la sicurezza, la mobilità, l’ambiente e l’innovazione di prodotto; la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione; la digitalizzazione delle imprese, per favorire logiche di filiera e di aggregazione in uno scenario produttivo altrimenti troppo frammentato; l’utilizzo dei dati come fonte di “ricchezza” e materia prima per creare nuove imprese, lavoro e innovazione; la sicurezza digitale, prerequisito per lo sviluppo dei servizi in rete.