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SISTRI: Unatras chiede una riforma

di Noemi Ricci

27 Settembre 2011 14:30

Una riforma del SISTRI per semplificare le procedure, estendere l'obbligo ai vettori stranieri, restringerlo ai soli rifiuti pericolosi e rimborsare le imprese per i costi sostenuti: queste le richieste di Unatras.

Il SISTRI non trova pace. O meglio, non riescono a trovarla le aziende che dal 2012 saranno soggette al nuovo obbligo di tracciabilità digitale dei rifiuti. Ideato per combattere le ecomafie e semplificare le procedure per le imprese, continua a presentare punti deboli che penalizzano l’intera filiera, in particolare gli autotrasportatori.

Per questo, l’Unatras ha redatto un documento che riassume le proposte di riforma al SISTRI perchè diventi efficiente e funzionale.

Tra le modifiche richieste, estenderne l’obbligo ai vettori stranieri, ovvero le imprese estere operanti in Italia.

Gli autotrasportatori non sono contrari al SISTRI, anzi appoggiano il nuovo sistema di «controllo della movimentazione e gestione dei rifiuti per combattere l’illegalità. Tuttavia, così come si presenta ancora oggi, la piattaforma informatica «non concilia il condiviso interesse a tracciare i movimenti dei rifiuti pericolosi con le esigenze del lavoro».

Ad esempio, la mancata estensione dell’obbligo del SISTRI ai vettori stranieri rappresenta, per l’unione dell’autotrasporto, una forma di discriminazione tra aziende italiane ed estere poiché alle prime è richiesto di affrontare costi d’implementazione e d’utilizzo ai quali le seconde non sono sottoposte. In più tale esonero lascerebbe la strada aperta alle ecomafie.

In più il fallimento ripetuto delle sperimentazioni degli ultimi mesi (i click day di maggio e le simulazioni di luglio) hanno reso evidente come sia fondamentale apportare una semplificazione operativa al SISTRI, ad esempio restringendo l’obbligo di tracciamento elettronico ai soli rifiuti pericolosi.

Infine, Unatras preannuncia l’avvio imminente di un’azione legale collettiva volta ad ottenere il rimborso dei contributi versati per il SISTRI; che le imprese coinvolte nel ciclo dei rifiuti hanno dovuto versare: «costi considerevoli derivanti dai diritti dovuti per la prima iscrizione al SISTRI, dalla installazione delle black box, dai diritti di segreteria alla CCIAA e delle chiavi USB, dalla specifica formazione, dall’acquisto di computer e stampanti».

(Unione Nazionale Associazioni Autotrasporto merci)