Nel mirino di Brunetta ora c’è il nepotismo

di Lorenzo Gennari

9 Settembre 2009 17:30

Renato Brunetta torna alla carica e lancia una nuova battaglia contro il nepotismo nella Pubblica Amministrazione. L'esempio è la Regione Piemonte

«Basta parenti alle dipendenze dei manager. Non voglio più che dirigenti della sanità abbiano sotto di sè personale fino al terzo grado di parentela», sono queste le parole del ministro per l’Innovazione e la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta dette durante il colloquio di ieri con il direttore di Tgcom, Paolo Liguori.

La richiesta di una maggiore concretezza da parte di Brunetta non si è perciò fermata alla cosidetta “lotta ai fannulloni“; il ministro non ha abbassato la guardia e soprattutto non ha smesso di scandagliare le zone oscure delle amministrazioni pubbliche: «Il nepotismo non dovrà essere più tollerato – ha rilanciato – voglio una PA che funzioni».

Brunetta porta ad esempio la decisione del Presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, che vieta l’assunzione di coniugi, figli, e parenti vari delle figure di vertice della sanità piemontese nelle aziede da queste dirette. Il ministro vorrebbe esportare da Nord a Sud tale sbarramento per sconfiggere la cattiva società civile e la cattiva politica.

L’approssimarsi dell’uscita dalla crisi economica, sostiene Brunetta, è poi il clima ideale per superare tali difficoltà. «Cina e Stati Uniti stanno uscendo, l’economia mondiale è collegata e quindi anche noi stiamo uscendo», ha ribadito.

Se da un lato il ministro è convinto che da noi la crisi sia stata meno grave del previsto, dall’altro ritiene opportuno che vengano fatti sforzi soprattutto da parte di quei soggetti che non sono stati toccati dalle manovre contenitive. «Banche e grande finanza sono all’origine della crisi. Hanno assorbito miliardi di aiuti dallo Stato e ora non possono non dare soldi ai clienti», ha poi concluso.