Sul file sharing e le politiche di tutela dei diritti d’autore esistono ormai diverse “scuole di pensiero”. Se l’Italia si candida a diventare una potenziale seguace della Dottrina Sarkozy, la Gran Bretagna sta prendendo in considerazione la strada, decisamente più liberale, della Corea del Sud.
Il modello coreano è riuscito a ridurre la crisi delle case discografiche facendo del digitale ben il 60% del mercato. Da qualche mese anche il Regno Unito sta ipotizzando di adottare la politica di legalizzazione per offrire licenze ai servizi di file sharing.
Una strategia che rappresenta, senza dubbio, una valida alternativa al disegno di legge francese che prevede la rilevazione degli IP dei computer connessi e per i rei del P2P illegale la disconnessione dalla Rete.
Il governo ha già riunito gli Internet Providers e distributori musicali per discutere della possibilità di un P2P legale in cui l’abbonamento in banda larga permetta la condivisione dei file. Ma per il momento non è stato raggiunto alcun accordo.
Ma entro la fine dell’anno Isp e mayor potrebbero stipulare un’intesa in cui il prezzo sarebbe stabilito dagli stessi providers. Questo programma se bene strutturato consentirebbe, inoltre, agli utenti di finire su siti, fonti di malware, phishing o pedoporno.
L’iniziativa del Governo di promuovere il file sharing legale, secondo la University of Hertfordshire for British Music Rights, ha riscontrato l’adesione dell’80% degli utenti P2P.