Contabilità dei costi di manutenzione e riparazione

di Nicola Santangelo

Pubblicato 8 Dicembre 2016
Aggiornato 29 Marzo 2017 11:45

Ecco quando i costi di manutenzione e riparazione delle immobilizzazioni possono essere capitalizzati o imputati a conto economico.

I costi di manutenzione e riparazione delle immobilizzazioni possono essere capitalizzati, ossia registrati a incremento del costo storico, se si ritiene che comportino un aumento significativo e misurabile delle capacità, produttività, sicurezza o della vita utile del bene stesso. In caso contrario, possono essere imputati a conto economico. Vediamo, nel dettaglio, ogni aspetto contabile.

=> Come capitalizzare i costi a utilizzazione pluriennale

Manutenzioni e riparazioni

Le spese di manutenzione e riparazione si dividono in ordinarie e straordinarie: le prime, di natura ricorrente, vengono sostenute per mantenere in efficienza e in buono stato di funzionamento il bene; le seconde comportano invece un significativo aumento della produttività e della vita utile del bene.

Le manutenzioni ordinarie vanno imputate a Conto Economico nell’esercizio in cui sono sostenute nel seguente modo:

Dare Avere
Manutenzioni e Riparazioni €1.000,00
IVA C/Acquisti €200,00
Debiti v/Fornitori €1.220,00

Le manutenzioni straordinarie possono dar luogo a tre differenti rilevazioni contabili:

  • iscrizione nel Conto Economico tra i costi di esercizio;
  • iscrizione nello Stato Patrimoniale mediante capitalizzazione con incremento del valore delle immobilizzazioni cui si riferiscono;
  • iscrizione nello Stato Patrimoniale come immobilizzazioni materiali distinte dalle immobilizzazioni cui si riferiscono.

In pratica, il valore delle immobilizzazioni materiali deve essere incrementato di tutti quei costi per migliorie, modifiche, ampliamenti, ristrutturazioni o rinnovamenti che hanno comportato un sostanziale aumento della produttività o della vita utile del bene ovvero un miglioramento della qualità dei prodotti ottenuti. Qualora la manutenzione comporti la sostituzione parziale di un cespite, occorre rettificare in proporzione sia il costo storico che l’ammortamento.

=> Bilancio aziendale: ammortamento delle immobilizzazioni

La società Alfa S.r.l., ad esempio, sostituisce un componente di un macchinario corrispondente al 25% del cespite dal costo storico di euro 1.000 ammortizzato al 30%.
Il componente sostituito ha un costo di euro 320. Pertanto:

  • Costo storico: € 1.000
  • F.do ammortamento: € 300

Rettifica dovuta alla manutenzione:

  • Costo storico: – € 250
  • F.do ammortamento: – € 75

Incremento dovuto alla sostituzione del componente:

  • Costo storico: + € 320

In definitiva il valore del cespite su cui calcolare i futuri ammortamenti è pari a euro 1.000 – 250 + 320 = 1.070. Il fondo ammortamento, invece, sarà pari a euro 300 – 75 = 225.

Interventi su beni di terzi

Il codice civile prevede che le manutenzioni e le riparazioni straordinarie su beni di terzi sono a carico del proprietario salvo patto contrario risultante dal contratto. Il conduttore qualora necessiti di manutenzioni straordinarie urgenti può provvedere alla riparazione personalmente salvo, poi, recuperare dal proprietario la somma anticipata. Il locatore ha l’obbligo di consegnare il bene in buono stato di manutenzione e di mantenerlo in stato da servire all’uso per il quale è stato consegnato. Sotto il profilo fiscale, l’IVA relativa alle spese di manutenzione straordinaria sostenute dal conduttore sui beni di terzi è indetraibile se il contratto pone tali spese a carico del locatore. In tutti gli altri casi l’imposta è detraibile.

Pezzi di ricambio

Nell’ambito della manutenzione straordinaria, particolare importanza assumono i pezzi di ricambio il cui criterio di contabilizzazione dipende dalla rilevanza degli importi, dalle quantità giacenti e dalla velocità di approvvigionamento. Possono classificarsi in:

  • pezzi di ricambio a basso costo unitario e di uso ricorrente che vanno registrati a costo nel momento dell’acquisto;
  • pezzi di ricambio di rilevante costo unitario e di uso non ricorrente che sostituiscono una dotazione necessaria all’impianto e vanno classificati fra le immobilizzazioni materiali e ammortizzati sulla vita del cespite cui si riferiscono;
  • pezzi di ricambio di rilevante costo unitario e di uso ricorrente che vanno capitalizzati e inclusi tra le rimanenze di magazzino.