Split payment IVA: dal 1° luglio 2025 cambia la platea

di Teresa Barone

2 Agosto 2023 10:54

La UE proroga fino al 30 giugno 2026 lo split payment per l’Italia: società quotate in borsa escluse dal 1° luglio 2025.

Il Consiglio UE ha autorizzato la proroga dello split payment per l’Italia fino al 30 giugno 2026.

L’ufficializzazione della decisione è avvenuta con la pubblicazione della delibera sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.

Proroga Split payment fino al 30 giugno 2026

La richiesta di proroga da parte dell’Italia è motivata dalla considerazione che, in assenza del meccanismo del pagamento frazionato (articolo 17-ter, comma 1-bis, del Decreto IVA)  potrebbe risultare critico il recupero degli importi IVA dovuti dai soggetti passivi coinvolti in frode o evasione fiscale.

Questo, anche perché il sistema di la fatturazione elettronica obbligatoria limita il tempo necessario alle autorità fiscali per individuare casi specifici.

La scissione dei pagamenti consente all’Erario di acquisire direttamente l’imposta per le operazioni effettuate nei confronti di soggetti pubblici. L’ulteriore proroga, secondo la UE, deve essere limitata nel tempo in modo da consentire la valutazione dell’efficacia della misura volta a ridurre l’evasione fiscale nei settori interessati.

L’autorizzazione ad applicare la misura speciale dovrebbe pertanto essere prorogata fino al 30 giugno 2026.

I fornitori di beni o servizi, non potendo compensare l’imposta versata a monte con quella percepita sulle cessioni o prestazioni, hanno diritto a ricevere il pagamento dei crediti IVA in via prioritaria.

Nuova platea dal 1° luglio 2025

Il Consiglio UE, comunque, ha concesso la proroga sebbene le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate a favore delle società quotate in borsa non saranno più comprese nel campo di applicazione della misura a decorrere dal 1° luglio 2025.

Dunque, in una prima fase, lo split payment sarà in vigore nei confronti degli stessi soggetti oggi interessati: Pubbliche Amministrazioni, enti pubblici economici e fondazioni, società controllate o partecipate da PA o enti e fondazioni, società quotate inserite nell’indice FTSE MIB di Borsa italiana (sono invece esclusi gli enti pubblici gestori di demanio collettivo per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi afferenti alla gestione dei diritti collettivi di uso civico).

Dopo il 30 giugno 2025 resteranno escluse le operazioni nei confronti delle società blue chips inserite nell’FTSE MIB.