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Partite IVA: acconti al 90% senza proroga a marzo

di Anna Fabi

21 Ottobre 2019 12:34

Niente proroga a marzo della rata di novembre delle Partite IVA (ISA e Forfettari): Gualtieri annuncia riduzione del 10% sugli acconti 2019 con saldo in compensazione.

Si riapre il capitolo versamenti d’imposta per le Partite IVA in regime forfettario o che applicano gli ISA: l’annunciato rinvio a marzo 2020 della scadenza di novembre non ci sarà, sostituito però da una riduzione al 90% di quanto dovuto.

Per avere certezze bisogna attendere il testo del decreto fiscale approvato dal CdM lo scorso 15 ottobre e in via di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma le anticipazioni sono dello stesso Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.

Si tratta di un punto importante ai fini dei saldi di bilancio. L’ipotizzato slittamento a marzo dell’acconto di novembre valeva 3 miliardi di risorse destinate alla manovra 2020: l’Esecutivo aveva pensato di utilizzare lo stratagemma del rinvio per finanziare la Legge di Bilancio del prossimo anno e far tornare i conti.

Una sorta di espediente contabile che però potrebbe porre problemi tecnici sul fronte della classificazione europea delle proroghe dei versamenti fiscali, oltre che per gli stessi contribuenti, continuamente sballottati tra cambiamenti dell’ultima ora.

La nuova modifica comporterebbe un ricalcolo della rata del 2 dicembre al 90%: il restante 10% sarebbe conguagliato con la dichiarazione 2020. In pratica, quindi, il secondo acconto 2019 (rata in scadenza il 30 novembre, che quest’anno slitta al 2 dicembre) sarebbe pari al 10%. Esempio: contribuente che deve versare 6mila euro come rata del 30 novembre, con la modifica la rata scende a 5mila euro.

Si attendono conferme ulteriori conferme. Anche perché era stato proprio il Ministero dell’Economia, nei giorni scorsi, ad annunciare il differimento al 16 marzo 2020 della rata in scadenza il 16 novembre, come misura prevista nel decreto legge fiscale (di cui ancora non si conosce il testo).

In una successiva intervista al Sole24Ore Gualtieri avrebbe invece spiegato:

ridurremo del 10% gli acconti che si pagano nel 2019, rimodulando il saldo dell’anno prossimo.

L’impatto sulla manovra 2020: «questa misura riguarda entrate per 1,5 miliardi, mentre gli altri 1,5 miliardi sono strutturali e dipendono appunto dagli effetti di compliance che hanno fatto crescere anche gli incassi di quest’anno».