L’Italia delle tasse: una storia di condoni

di Barbara Weisz

25 Febbraio 2013 12:00

L’arte del condono in Italia non è una novità  politica di questa campagna elettorale 2013, e neppure del millennio: il primo della storia risale al 118 d.c e fu deciso dall’imperatore Adriano: per conquistarsi il favore dei cittadini fece un maxi-condono e cancellò tutti i debiti dei contribuenti degli ultimi 16 anni. Non male, devono aver pensato tutti i politici italiani che, negli ultimi 100 anni, si sono avvicendati numerosi nel proporre condoni di ogni tipo: fiscali, edilizi, valutari, previdenziali, amministrativi, e via dicendo.


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Del resto, la remissio tributi (così si chiamava in latino) nella storia dell’antica Roma venne usata spesso e volentieri a inizio mandato (captatio benevolentiae?).
Tornando a tempi più moderni, il secolo scorso si aprì con il “condono di pene pecuniarie” stabilito dal regio decreto n. 367 dell’11 novembre 1900 e da allora lo Stato italiano abbia mediamente applicato una sanatoria ogni 21 mesi (statisticamente parlando, s’intende), dimostrazione della totale trasversalità  politica dello strumento fiscale nella storia:

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Qualche esempio degli ultimi decenni:

  • condono fiscale del Governo Rumor nel 1973 (Ministro delle finanze Emilio Colombo),
  • condono fiscale del Governo Spadolini nel 1982 (Ministro delle finanze Rino Formica),
  • condono edilizio del Governo Craxi del 1985 (Ministro delle finanze Bruno Visentini),
  • condono generale del governo Andreotti del 1992 (Ministro delle finanze Rino Formica),
  • condono edilizio e concordato fiscale del Governo Dini nel 1995 (Ministro delle finanze Augusto Fantozzi),
  • condono previdenziale ed edilizio del governo Prodi nel 1997 (ministro delle Finanze Vincenzo Visco),
  • condono agricolo e sanatoria fiscale del Governo D’Alema nel 1998 (ministro delle Finanze Vincenzo Visco),
  • condono edilizio e fiscale del governo Berlusconi nel 2003, (ministro delle Finanze Giulio Tremonti),
  • scudo fiscale del governo Berlusconi nel 2009 (ministro delle Finanze, Giulio Tremonti).

In questi giorni si sprecano i commenti su quanto effettivamente siano stati efficaci o meno i condoni del passato. Qualche calcolo preciso arriva dalla Cgia di Mestre: i condoni decisi dal 1973 ad oggi hanno fruttato all’Erario 123 miliardi di euro.

La sanatoria più redditizia? Il condono tombale del 2003, che ha portato un gettito di 22,8 miliardi. Al secondo posto, il condono del ’73, a quota 21,7 miliardi. Più scarsi i risultati dello scudo fiscale 2009: 5,6 miliardi di euro.