Internazionalizzare scegliendo con attenzione i mercati su cui puntare, focalizzarsi sulle proprie nicchie, struttura organizzativa snella, focalizzazione sul cliente, rendere riconoscibili i valori aziendali: sono alcune caratteristiche delle imprese che in questi anni hanno resistito meglio alla crisi.
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Lo rileva una ricerca di Sda Bocconi sulla resilienza aziendale condotta dagli economisti Markus Venzin e Guia Pirotti, del Dipartimento di management e tecnologia dell’università milanese.
Lo studio ha identificato una serie di imprese vincenti in sette settori in questi anni di crisi economica internazionale: si tratta di grandi multinazionali (esempi: Audi, Porsche e Hyundai fra i produttori d’auto, Novo Nordisk nel farmaceutico, Banca di Nova Scotia e Banco Santander fra le banche), ma le evidenze sono molto utili per qualsiasi tipo di impresa, in particolare per una PMI che voglia puntare su mercati esteri.
La resilienza è la capacità di reagire meglio agli choc esterni: la ricetta vincente in linea generale è quella di una gestione azindale accorta e prudente, mentre nel dettaglio sono cinque le caratteristiche importanti che emergono dalla studio delle best practice.
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Primo, un’internazionalizzazione focalizzata: non è necessario espandersi in tutto il mondo, sforzo che fra l’altro è impensabile per una PMI, ma bisogna selezionare i mercati maggiormenti coerenti con il proprio core business (e questa è invece una scelta a misura di PMI).
L’internazionalizzazione non deve mai portare a sottovalutare l’importanza del proprio mercato d’origine. Dunque, lo slogan “think global, act local” si trasfroma in “think regional, act local, forget global“.
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Secondo, focalizzarsi sulle proprie aree di competenza, con pochi prodotti (o servizi, o segmenti) che rappresentino un buon presidio contro la concorrenza. Spesso, invece, le aziende sottovalutano l’importanza di occupare delle nicchie di mercato. Anche questo, è un consiglio molto utile per un’impresa di piccole o medie dimensioni.
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Terzo, la capacità di decidere: trattasi di un capitolo che riguarda in primis l’organizzazione aziendale, che non deve essere eccessivamente concentrata sui report diretti al Ceo.
L’organizzazione migliore è poco burocratica, permette di prendere decisioni in tempi rapidi, prevede modalità di controllo basate sulla conoscenza delle persone. Qui le PMI sono naturalmente vincenti, visto che in genere le dimensioni ridotte rendono necessaria e comunque favoriscono questa flessibilità organizzativa.
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Quarto, focalizzarsi sul cliente, non sull’azionista: sembra una banalità , ma soprattutto in considerazione delle caratteristiche di questa crisi (fra i temi caldi degli ultimi anni, lo strapotere dei manager attenti ai propri bonus e ai profitti nel breve periodo) è un fattore importante.
È un atteggiamento che comporta la rinuncia a risultati nel breve periodo a favore di una progettualità più ampia a favore del cliente finale: viene fornito l’esempio di Hyundai, che nel 2008 ha predisposto un programma di assicurazione che consentiva ai clienti di restituire l’auto entro un anno dall’acquisto in caso di perdita del lavoro, o difficoltà economiche.
Infine, definire i propri asset valoriali e puntare su di essi, anche per essere riconoscibili sul mercato (la ricerca fornisce l’esempio delle aziende di auto tedesche, famose per innovazione, efficienza e precisione).
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In genere, l’autenticità funziona nei confronti del cliente-consumatore, che in tempi di crisi è particolarmente attento a come spende i soldi, e favorisce anche lo spirito di squadra all’interno dell’impresa.
Per approfondire, vai alla pagina dedicata allo studio sulle aziende resilienti della Sda Bocconi.