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Quotazione PMI: la UE taglia i costi e riduce gli adempimenti

di Teresa Barone

3 Maggio 2024 11:35

Il Parlamento UE ha approvato il pacchetto di proposte che agevolano la quotazione in borsa delle imprese e riducono i costi per le PMI.

Arriva l’approvazione del pacchetto di proposte mirate a rendere più accessibili i mercati pubblici dei capitali da parte delle imprese, agevolando la quotazione in borsa a prescindere dalle dimensioni d’impresa.

Introducendo maggiore flessibilità durante l’intero ciclo di quotazione, le misure rendono più proporzionato l’onere della conformità normativa, un vantaggio notevole per rendere l’economia dell’UE più competitiva.

Cosa prevede il Listing Act UE

Con il Listing Act il Parlamento UE ha introdotto più flessibilità e meno costi per le imprese dei Paesi membri dell’Unione Europea che decidono di sbarcare in borsa, supportando soprattutto le PMI e rendendo il mercato dei capitali maggiormente attrattivo.

Prevista, in particolare, una riduzione degli obblighi di comunicazione in caso di eventi in più fasi.

Dal punto di vista legislativo, la Risoluzione votata il 24 aprile dal Parlamento Europeo modifica i regolamenti UE 2017/1129 (regolamento sui prospetti), 596/2014 e 600/2014 (regolamento sui mercati degli strumenti finanziari).

Inoltre, è stata approvata la direttiva che interviene sulle regole applicate ai mercati degli strumenti finanziari (Direttiva 65/2014) e abroga quella sulla quotazione (34/2001). Infine è stata approvata prola posta di direttiva sulle azioni a voto multiplo.

Con le nuove regole, le imprese potranno conservare il voto multiplo anche quando quotano le proprie aziende, così da raccogliere fondi emettendo azioni ma senza perdere il controllo societario, pur mantenendo tutti i diritti degli altri azionisti.

Tutele e driver per il mercato dei capitali

Il pacchetto di misure servirà non solo per agevolare la quotazione e diversificare le fonti di finanziamento esterno ma anche per preservare la massima trasparenza e integrità del mercato, tutelando gli investitori.

La stragrande maggioranza delle imprese attive nella UE sono proprio piccole e medie imprese, in grado di generare tre quinti del valore aggiunto nell’Unione Europea. Eppure, nel periodo dal 2010 al 2020 solo una piccola percentuale di esse ha dichiarato di aver ottenuto finanziamenti attraverso il mercato dei capitali, mentre oltre un quarto ha fatto ricorso a prestiti bancari e un quinto a crediti commerciali o fondi interni.