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CSR e sostenibilità: la Moda italiana si fa green

di Alessia Valentini

Pubblicato 18 Luglio 2012
Aggiornato 23 Marzo 2017 09:49

RSI e modelli replicabili per le PMI italiane: come seguire percorsi etici e sostenibili in termini di buone pratiche e di impegno concreto.

Alla Conferenza Internazionale sullo Sviluppo Sostenibile 2012 (RIO+20), organizzata in Brasile dalle Nazioni Unite, hanno partecipato anche aziende italiane, per testimoniare il proprio impegno in tema di Responsabilità Sociale d’Impresa in chiave green.

Per l’Italia c’era anche Gucci, la cui testimonianza all’intervento Changing the world through fashion nell’ambito del RIO+20 Corporate Sustainability Forum ha esplorato l’apporto che il comparto Moda e abbigliamento può fornire allo sviluppo sostenibile.

L’esempio fornito da Gucci è importante, perché dona lustro alla folta schiera di aziende italiane che sono passate dalle parole ai fatti, diversamente da molte altre che si sono fatte in quattro per evidenziare il proprio impegno con iniziative promozionali ma senza concorrere alla formazione di una vera e propria cultura aziendale dedicata all’etica della sostenibilità e al reale impegno nei confronti dell’ambiente.

Le politiche di RSI intraprese da Gucci fin dal 2004 si fondano sul “valore sostenibile”: rispetto dei diritti dei lavoratori, promozione delle diversità e capacità professionali, tutela dell’ambiente e della biodiversità, coinvolgimento di fornitori e stakeholders.

  • Nel 2004 l’azienda ottiene la certificazione in materia di Responsabilità Sociale d’Impresa (SA 8000) che coinvolge la sede centrale, i punti vendita e l’intera filiera produttiva.
  • Nel 2009 sigla un accordo con Confindustria Firenze, CNA e parti sociali per promuovere la filiera quale patrimonio di conoscenze unico e di valore riconosciuto, in una logica di sostenibilità economica e sociale.
  • Nel 2010 ottiene la certificazione ambientale ISO 14001, aderisce ad iniziative green in tutto il mondo e avvia un programma di attività eco-friendly per la riduzione dell’impatto ambientale ad opera della propria produzione (packaging riciclabile al 100%, ecc.) .
  • Nel 2011 Gucci firma un accordo con i sindacati per agevolare politiche di Welfare all’interno dell’azienda e favorisce la creazione di una “rete d’impresa” volta a rafforzare la competitività del polo fiorentino della pelletteria.
  • Nel 2012 lancia sul mercato i primi prodotti eco-friendly (occhiali eco-sostenibili, sandali biodegradabili…) e presenta un nuovo packaging riciclabile al 100% e ingombro limitato per limitare costi di trasporto ed emissioni di CO2.

Ed ora? La sfida futura va in direzione di un maggior impegno nella tracciabilità e nell’ulteriore ricerca di materiali innovativi, ha spiegato Rossella Ravagli, Gucci CSR & Sustainability Manager.

Dunque, non “green washing” (attenzione superficiale alle tematiche green solo per rifare il look alla reputazione aziendale) ma di un vero e proprio investimento, che ha comportato costi di certificazione e la sottoscrizione di protocolli per la valorizzazione delle attività lavorative di filiera.

Un esempio da imitare per tutte le aziende italiane: seguire percorsi etici e sostenibili, sia in termini di buone pratiche sia di impegno concreto.