Futuro@lfemminile, intervista a Roberta Cocco

di Noemi Ricci

1 Giugno 2011 09:30

L'intervista di PubblicaAmministrazione.net a Roberta Cocco, responsabile del progetto futuro@lfemminile volto a promuovere la tecnologia al servizio delle donne.

6.     Spesso invece si sente parlare di telelavoro come possibile via di conciliazione tra il mondo familiare e quello lavorativo. Perché lei ritiene che questo tipo di approccio non sia applicabile in generale al contesto di lavoro in Italia? E in particolare per le pubbliche amministrazioni?

Il telelavoro è uno strumento efficiente in quanto permette di sfruttare appieno i vantaggi offerti dalle nuove tecnologie, superando i confini fisici e logistici del luogo di lavoro. Purtroppo, anche su questo versante, l’Italia si posiziona in coda rispetto al resto degli stati europei: una recente indagine condotta da AstraRicerche per Manageritalia ha evidenziato che nel nostro Paese gli occupati in telelavoro sono solo il 3,9%, contro una media pari all’8,4%.

Nella Pubblica Amministrazione da anni è in vigore una normativa sul telelavoro, ciò nonostante la sua diffusione è ancora molto limitata in quanto ha un impatto organizzativo considerevole, sia per l’amministrazione, che si deve far carico di esigenze di tipo comunicativo, che per il lavoratore, che deve essere autonomo e avere spiccate capacità di problem solving.

Personalmente credo che questa modalità – che richiede una certa regolamentazione giuslavoristica – sia applicabile solo in determinati contesti. Meglio forme di lavoro flessibile – l’home working o il flex time –  basate sul raggiungimento degli obiettivi indipendentemente dal luogo o dal tempo di lavoro.

7.     Nei casi invece in cui si possa fare ricorso a questa tipologia di impiego, è possibile garantire alle donne un percorso professionale adeguato alle aspettative, anche economiche? In altre parole, lavorare da casa significa solamente avere un occupazione di basso livello o può consentire di sviluppare una carriera soddisfacente sia dal punto di vista morale, sia dal punto di vista finanziario?

Lavorare da casa è un’opportunità per tutti, sia che si tratti di impiegati, liberi professionisti o imprenditori. Certamente, quello su cui bisogna lavorare è un cambiamento culturale all’interno delle aziende, che vedono ancora la presenza fisica sul posto di lavoro come elemento di produttività. Nell’accettare nuovi paradigmi certamente si amplia il consenso tra i dipendenti che possono gestire meglio il loro tempo lavorativo ottenendo anche un corretto bilanciamento con la vita privata. In questo la tecnologia rappresenta la chiave di lettura vincente per gestire questo cambiamento.