PubblicaAmministrazione.net intervista Roberta Cocco, Direttore Marketing Centrale di Microsoft Italia e responsabile del progetto futuro@lfemminile, il progetto di Responsabilità Sociale di Microsoft che si pone come obiettivo quello di promuovere la tecnologia al servizio delle donne e di diffondere la consepevolezza dei vantaggi che questa comporta sia per la realizzazione professionale che come supporto alla conciliazione tra carriera e famiglia.
Nel corso del passato Forum PA la Dott.ssa Cocco è intervenuta al convegno “Il sistema di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro: un esempio di collaborazione interistituzionale” promosso in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità, portando la propria testimonianza a sostegno del valore della sinergia tra pubblico e privato per promuovere la crescita professionale delle donne nel settore della pubblica amministrazione, a partire dai vantaggi offerti dall’innovazione tecnologica proprio in termini di conciliazione. Abbiamo voluto approfondire con lei alcuni aspetti di questa importante tematica.
1. Innanzitutto partiamo dai numeri. Qual è il livello di occupazione femminile in Italia e qual è la situazione nel nostro Paese se lo confrontiamo con le altre nazioni dell’Unione Europea? In particolare esistono differenze in numeri tra la pubblica amministrazione e le aziende, oppure l’occupazione femminile vive la stessa situazione in entrambi gli ambiti?
Le ultime rilevazioni Istat segnalano che il 2011 ha registrato un lieve calo della disoccupazione femminile in Italia: con un tasso pari al 9,6%, si è riscontrata una diminuzione di 0,3 punti percentuali rispetto allo scorso anno e, sul versante occupazionale, a dicembre 2010 il tasso è risultato pari al 46,5%, in rialzo di 0,1 punti percentuali a livello congiunturale e di 0,5 punti percentuali sul piano tendenziale. Nonostante questi timidi segnali di miglioramento, lo scenario non risulta certo tra i più promettenti: l’Eurostat ha messo in evidenza quanto il nostro Paese abbia un tasso di donne che lavorano tra i più bassi di tutta l’Unione Europea. Le lavoratrici senza figli in Italia sono pari al 63,9%, contro il 75% della media (solo per citare alcuni esempi in Germania rappresentano l’81,8% e in Francia il 78,7%), mentre nel caso delle donne con un figlio si rileva un’occupazione pari al 59%, contro la media Ue del 71,3%.
Per quanto riguarda la presenza femminile nei posti apicali, politici e amministrativi di Regioni ed Enti Locali, gli ultimi dati diffusi dall’Osservatorio Donne nella Pubblica Amministrazione confermano ancora una realtà piuttosto scoraggiante: se poniamo l’asticella della sufficienza stentata a quel 25% di donne che persino l’Afghanistan prevede per legge nel suo Parlamento, siamo decisamente sotto sia nei Consigli comunali (con uno scandaloso 11,8% di media e ben 23 comuni con meno del 5% di consiglieri comunali donne), sia nelle Giunte comunali (17,8% di media e ben 11 città che hanno giunte con assessori solo uomini), sia nella dirigenza amministrativa apicale (con un 22,3% di media). Situazione analoga nelle Province (con una percentuale media di donne del 12,9% in Consiglio provinciale e del 16,8% in Giunta), molto alto il numero delle amministrazioni provinciali che hanno giunte solo maschili (17) o consigli solo maschili (15). Nelle Regioni il numero delle donne in giunta sale al 22,73% anche se sempre basso rimane quello delle consigliere regionali: evidentemente le quote rosa nelle liste e nei listini non sono servite a molto se le donne a sedere nelle assemblee sono solo il 12,11%.
Purtroppo anche in ambito aziendale, l’occupazione femminile vive una situazione poco incoraggiante. Secondo un’indagine realizzata da Cerved Group per CorrierEconomia, solo l’11,9% delle società italiane presenta il 30% di donne nei consigli di amministrazione, mentre la percentuale tra le posizioni dirigenziali è mediamente intorno al 9% e le aziende che hanno almeno una donna nel board sono fra il 38% e il 39%.