Hr, le best practise in Europa

di Barbara Weisz

21 Giugno 2011 14:00

La priorità delle aziende è la gestione di talenti. Il 17% assumerà manager nel triennio. L'indagine Cfr fra i Top Employer di 9 paesi europei.

Migliora la fiducia delle aziende nella crescita, e aumenta il focus sulle politiche di recruiting. Curiosamente, proprio i paesi in cui la ripresa è stata più bassa, come l’Italia (ma anche la Spagna, la Polonia, la Gran Bretagna) sono quelli che indicano fra le priorità le strategie di attrazione.

In genere, talent management ed engagement crescono di importanza nelle strategie aziendali. Lo rileva la ricerca di CRF Institutute sulla gestione delle risorse umane effettuata in 340 aziende europee certificate come Top Employers in nove paesi: Belgio, Francia, Germania, Italia, Spagna, Svizzera, Olanda, Gran Bretagna, Polonia.

Un dato che interesserà i dirigenti è che il 17% delle aziende prevede di assumere manager nel prossimo triennio, e il 3% ritiene che avrà bisogno di nuovi executive. Questi sono dati in linea con quelli relativi allo scorso anno, mentre a salire sono le aziende che dichiarano di aver bisogno in generale di alte professionalità, il 42%, contro il 39% del 2010. 

Il numero di società che prevedono un trend di crescita nei tre anni è salito al 66% dal precedente 51%. Il 40% delle aziende prevede che il proprio staff aumenterà del 5%, il 26% vede un incremeneto compreso fra l’1 e il 5%, il 23% una sostanziale stabilità e solo il 9% una riduzione (contro il 23% che l’anno scorso prevedeva di tagliare l’organico).

I talenti sono evidentemente considerati uno dei fattori maggiormente strategici, visto che il talent management balza al primo posto fra le cinque priorità aziendali, superando la formazione e sviluppo, mentre al terzo posto sale l’employee engagement, seguito da sviluppo della leadership e rectruitment.

La gestione dei talenti, spiega Alessio Tanganelli, country manager Italia di CRF Institute, “è in realtà un percorso lungo e articolato, che prende in carico la singola persona preziosa già dal momento della sua identificazione; mette in atto strategie di attrazione per essere più competitivi sul mercato; offre strumenti di crescita e formazione come master, business school, inserimento in reti di professionisti; ne gestisce lo sviluppo, l’integrazione, i percorsi di carriera e successione interna“.

Importanti, in questo senso, le politiche di work life balance (in cui l’Italia non brilla) e i benefits. I più diffusi fra i top employers europei sono: assistenza sanitaria, possibilità di anno sabbatico, mensa o ticket restaurant, aspettativa per motivi di studio, auto aziendale. In Italia la mensa o i ticket sono garantiti nel 90% dei casi, percentuale ben superiore al 66% del resto d’Europa. Così come sono concesse più facilmente le aspettative per motivi di studio, 75% contro il 61% europeo e ci sono più congedi di maternità oltre ai limiti di legge (69% contro 51%).

Viceversa, la Pensiola è il fanalino di coda nell’offrire ai dipendenti luoghi di culto all’interno del posto di lavoro, opzione prevsita solo dal 3% delle aziende contro un 10% europeo. Poco diffusa, in tutta Europa, la connessione a Internet da casa. Eppure, si tratta di uno dei benefit preferiti dai dipendenti a cui le compagnie offrono la possibilità di scegliere fra una serie di opzioni. Le aziende che applicano questo “cafeteria model” in genere presentano migliori indicatori in termini di soddisfazione dei dipendenti e livello di competenze.

Quanto alla conciliazione fra lavoro e vita privata, la forma di flessibilità che registra la maggior crescita in Europa è il telelavoro, praticato dal 74% delle aziende, dal precedente 68%. Qui ci sono differenze notevoli ad esmepio fra l’Italia, al 66%, e paesi come Gran Bretagna, 96%, e Olanda, 98%. La forma di flessibilità più applicata in Europa è il part time.

Un dato interessante riguarda l’attenzione ai bisogni del dipendenti. Le aziende che offrono più strumenti di prevenzione e supporto (nursery, uffici erogonomici, stress management, time management) sono quelle che hanno il minor tasso di assenteismo. L’Italia è fra i fanalini di coda, soprattutto nelle politiche di supporto, insieme a Francia e Polonia, mentre le aziende più virtuose sono in Gran Bretagna, Olanda, Spagna e Belgio.