Lui è, indiscutibilmente, un leader. A dirla tutto, è un Invictus: perchè Jonah Lomu, che ha tenuto una lezione ai fortunati partecipanti al programma in “Sport Marketing, Sponsorship and event Management” della Sport Business Academy, degli “invincibili” All Blacks neozelandesi è stata una stella. E anche perchè, nella mitica finale immortalata proprio da Invictus, il film di Clint Eastwood in cui Morgan Freeman impersona Nelson Mandela, era in campo e segnò quattro mete. Che, come gli appassionati di rugby certo ricordano, non bastarono a far vincere i neozelndesi, battuti in finale di partita dai padroni di casa.
Jonah Lomu è forse uno dei primissimi giocatori di rugby che è diventato una star. Alla Sport Business Academy, accademia per la cultura manageriale di Rcs Sport e Sda Bocconi School of management, è stato invitato a parlare di leadership. “Being a team leader” era il titolo della conferenza in agenda nella giornata di ieri. E lui ha incentrato l’intervento sull’importanza del gioco di squadra.
«Non esiste un leader perfetto – spiegato -. Chi dirige una squadra, come chi dirige un business, deve guardare al miglioramento costante, definire i punti di forza e di debolezza del proprio team e motivare gli elementi più capaci al fine di ricoprire ciascun ruolo verso l’obiettivo comune che è il successo». Passione, lealtà e onestà sono gli strumenti che un buon leader utilizza per relazionarsi al suo team e a ciascuno dei componenti.
E ancora: «la squadra non è una ricetta segreta ma un’identità di obiettivi che permette a ciascuno di migliorare come singolo e di dare un maggiore apporto per rendere il team più forte».
Parola di uno che è stato il più giovane giocatore degli All Blacks di sempre: quando si giocò la famosa finale davanti a Nelson Mandela, nel 1995, aveva 19 anni. Lui giocava da ala. Fra l’altro, lo stesso film di Eastwood si può considerare un film sulla leadership. Quella di Mandela, appunto, che era da poco diventato il primo presidente nero della storia del Sudafrica e che puntò moltissimo sull’organizzazione del campionato del mondo di rugby usando lo sport come portatore di valori e unificando lo spirito della nazione intorno a una squadra, gli Springboks, che era stata un simbolo dell’apartheid.
Lomu è stato un campione nel rugby e nelle vita. Non ha solo collezionato vittorie sui campi di tutto il mondo al ritmo della Haka, la danza maori che gli All Blacks interpretano prima del fischio d’inizio. Ha anche combattutto, e sconfitto, una rara forma di nefrite che rischiava di portarlo sulla sedia a rotelle e che invece riuscì a curare, tornando a giocare.
Ora si dedcia con impegno alle attività di charity, come testimonial. Per esempio, “Friends for Japan”, promosso da Federico Zanni, che in vista del test match Italia-Giappone del 13 agosto a Cesena, in preparazione del Campionato Mondiale di rugby, raccoglie fondi per il paese nipponico colpito da terremoto e tsunami.
Lomu ha tenuto la sua lezione sulla leadership rispondendo alle domande del coordinatore, Paolo Guenzi, e a quelle dei partecipanti alla web conference, trasmessa in diretta sulla rete utilizzando quella tecnica di “distance learning” sempre più0 utilizzata dai programmi di formazione.
Prossimo appuntamento con la Sport Business Academy (che fra l’altro ha già aperto le iscrizioni per il programma manageriale che partirà il prossimo 26 settembre), a Roma, il 7 luglio, con l’evento dedicato al tema “Gli impianti sportivi per le economie del territorio: l’emergere di nuove competenze”, realizzato in collaborazione con l’Istituto per il Credito Sportivo.