La IATA, il massimo organismo internazionale che sovrintende a tutto il trasporto aereo mondiale, ha reso noto le cifre relative all’impatto degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 su New York. Grandi perdite per compagnie aeree, aereoporti e in genere per tutta la “filiera”. Tuttavia, come dimostrano alcune cifre, è emerso che quel terribile evento ha in un certo senso aiutato il comparto a essere più flessibile e pronto a far fronte alle calamità che hanno colpito il mondo nel primo decennio del secolo.
A vincere – posto che ci sia un vincitore – è stata l’elasticità: 3 anni dopo l’attentato, il fatturato globale e il traffico complessivo avevano sorpassato i livelli del 2000 dopo che nel 2001 era sceso di 22 miliardi di dollari (6%), mentre nel 2006 si è ritornati a macinare utili, anche se la Sars, le guerre in Medio Oriente, altri attacchi terroristici e il boom dei prezzi del petrolio li hanno limitati a un +1,1%, che comunque significa 5 miliardi di dollari. Un po’ meglio nel 2007, con un utile del 2,9%. Dopo le crisi nel trasporto aereo occorse nel biennio 2008-2009, il comparto è riemerso nel 2010 con un margine percentuale del 3,2% ridisceso a un esiguo 0,7% durante lo scorso anno.
Nel periodo 2001-2011, le dimensioni complessive del trasporto aereo sono cambiate: i dati IATA dicono che durante lo scorso anno il fatturato complessivo dei vettori è stato di 598 miliardi di dollari, pari a quasi il doppio di quanto incassato nel fatidico 2001 che fu di 307 miliardi. Per quanto riguarda i passeggeri, ne sono stati trasportati 2,8 miliardi contro il miliardo e 800 milioni di 10 anni fa. Le merci? Circa 48 milioni di tonnellate lo scorso anno e 32 milioni appena 10 anni fa.
Un ruolo fondamentale, come detto, lo ha giocato il prezzo del carburante: se nel 2001 rappresentava per una compagnia il 13% dei costi, oggi incide per il 30%. Se nel 2001 per fare il “pieno” agli aerei di tutti i continenti si era speso 30,5 miliardi di dollari, nel 2011 il rifornimento complessivo è costato 126,5 miliardi. E con queste cifre – che non sembrano diminuire – i margini si riducono sempre più.