La maggior parte dei giovani italiani è pronto a lasciare il Paese per andare a lavorare all’estero. A dirlo è il rapporto 2012 dell’Eurispes, che ha fotografato un’Italia dove il 60% di giovani tra 18 e 24 anni – ma anche di quelli tra i 25 e i 34 – è disposto ad andare all’estero per lavoro, sbloccando una situazione che in patria sembra poco rosea.
Nel dettaglio, il 59,8% dei giovani tra i 18 e i 24 anni si dice pronto a lasciare il Paese d’origine, percentuale che scende (ma di poco) al 57,1% considerando la fascia di età 25-34 anni. Sotto il 50% (45,2%) invece sono gli emigranti potenziali della fascia di età successiva, ossia quella tra i 35 e i 44 anni per i quali l’inserimento nel mondo del lavoro è già avvenuto anche se con risultati – in base alla statistica – evidentemente poco incoraggianti.
Scende ancora, toccando quota 35%, la percentuale di chi andrebbe a lavorare all’estero e ha un’età compresa tra i 45 e i 64 anni mentre crolla al 20,5% tra gli over 65, segno comunque che circa uno su 5 si dice pronto a lasciare l’Italia.
Nella maggior parte dei casi – il 22,9% – il desiderio di abbandonare l’Italia è legato proprio a motivi di lavoro oltre che alla speranza di trovare un Paese con minore costo della vita (11,8%). Gli italiani però non sembrano interessmotivi di lavoro ati ad impegnarsi per il futuro della Penisola: la maggioranza degli intervistati (59,6%) si è infatti definita “poco” (42,9%) o “per niente” (16,7%) stimolata ad impegnarsi per la ripresa dell’Italia; a fronte di un 38,3% che si è invece definito “abbastanza” (30%) o “molto” (8,3%) desideroso a farlo.
Il quadro cambia, almeno parzialmente, quando si chiede se valga la pena fare sacrifici per superare l’attuale momento di difficoltà: oltre la metà (53,1%) si esprime in questo caso in senso positivo, giudicando “abbastanza” (41,3%) o “molto” (11,8%) utili i sacrifici richiesti per far fronte alla crisi internazionale.
L’Eurispes comunque segnala che gli scettici arrivano a circa il 45%. I più convinti dell’utilità dei sacrifici richiesti risultano gli elettori di centro-sinistra; i meno convinti si dimostrano, rispettivamente, coloro che non hanno saputo indicare a quale area politica appartengono (45%) e infine gli elettori di centro-destra, che comunque si sono detti abbastanza o molto convinti dell’utilità dei sacrifici nel 44,9% dei casi. Se si chiede agli italiani di guardare alla situazione del Paese, ben il 63,2% si dice “spesso” (45,5%) o “sempre” (17,7%) sfiduciato.
Altrettanto diffusa è poi una sensazione di impotenza nel migliorare l’attuale condizione, condivisa (spesso 33,8% e sempre 23,9%) dal 57,7%. Circa un terzo dichiara, inoltre, di non sentirsi “mai” né ottimista (35,1%) né sereno (32,8%) guardando alla situazione attuale. Un’Italia sfiduciata e pessimista emerge da un sondaggio contenuto nel Rapporto Italia 2012 dell’Eurispes.
Ancora più preoccupante è il fatto che sono soprattutto i giovani tra i 25 e i 34 anni, a dichiararsi, in oltre il 75% dei casi, “spesso” o addirittura “sempre” sfiduciati, seguiti dai 45-64enni (63,8%), dai 35-44enni (60,5%), dai 18-24enni (58,9%) e infine da chi ha 65 anni o più (56,6%). Così come il sentimento di sfiducia, anche quello di impotenza coglie “spesso” (33,9%) o addirittura “sempre” (26,8%) soprattutto i giovani tra 18 e 24 anni (60,7%).