L’ultimo bollettino diffuso da Bankitalia evidenzia un andamento del Pil in negativo e fornisce dati poco rassicuranti sulla disoccupazione in Italia, mostrando come le difficoltà economiche stiano gravando sulle spalle delle aziende e sulle famiglie, anche a causa delle problematiche nell’accedere al credito.
La Banca d’Italia, nel report economico di aprile, stima un calo del Pil nei primi tre mesi del 2012 pari a un -0,7%, una cifra che si avvicina molto a quella che ha caratterizzato il quarto trimestre del 2011. La ripresa economica del Paese è quindi ancora lontana, tanto più che gli istituti bancari stanno limitando la concessione di prestiti alle famiglie e alle imprese, tagliano finanziamenti fino a 2 miliardi di euro a favore dei privati e fino a 16 miliardi di euro a beneficio delle aziende. Lo stesso resoconto, tuttavia, annuncia un possibile miglioramento dei conti pubblici nel corso del 2012.
Da Palazzo Koch arriva anche un’analisi precisa volta a monitorare i singoli interventi delle banche, indagine che svela l’esistenza di un certo divario tra le grandi banche e gli istituti di minore rilevanza, come si legge nel rapporto Bankitalia: ”Sui 12 mesi permane il divario tra la dinamica dei prestiti concessi dai primi cinque gruppi bancari, che si contraggono, e quella dei prestiti erogati dagli intermediari minori che, pur rallentando, continuano a espandersi (rispettivamente -2,8% sui 12 mesi terminanti in febbraio, al netto delle sofferenze e dei pronti contro termine, e +0,8%)“.
Non migliora, inoltre, il tasso di disoccupazione in riferimento agli ultimi tre mesi del 2011, sebbene con sensibili disparità tra le varie fasce di età: se da un lato le categorie più penalizzate sembrano essere i giovani, aumentano le opportunità professionali per le fasce più mature, basti pensare che per i lavoratori di età compresa tra i 55 e i 64 anni si è riscontrato un incremento delle prospettive occupazionali di due punti percentuale rispetto alla fine del 2010, passando dal 38,4% al 40,8%.
Da Bankitalia, che informa anche sul calo del potere di acquisto delle famiglie – causato dall’aumento dei prezzi al consumo e dal restringimento del reddito – arrivano anche interessanti previsioni per il futuro basate soprattutto sul varo delle recenti normative valide nel settore amministrativo e, in misura anche maggiore, sul tema lavoro: ”Le misure di liberalizzazione e di semplificazione amministrativa recentemente approvate possono stimolare la crescita del prodotto potenziale e incidere positivamente sulle aspettative. Nella stessa direzione, va la proposta di riforma del mercato del lavoro, che punta ad attenuarne la segmentazione razionalizzando gli ammortizzatori sociali e riequilibrando la convenienza relativa delle diverse forme di flessibilità nell’uso del lavoro. Restano tuttavia rischi molto elevati riconducibili al riavvio delle tensioni sui mercati finanziari europei e a un rallentamento più pronunciato del commercio mondiale”.