Le conseguenze della crisi economica sull’occupazione in Italia non si limitano alla carenza di posti di lavoro e ai licenziamenti a catena: secondo Coldiretti la classe dirigente nella penisola è la più anziana d’Europa, popolata da manager con un’età media che sfiora i sessant’anni. Una crisi che non solo dimezza il numero di imprenditori attivi nella penisola, ma che sta innalzando l’età dei funzionari pubblici e dei politici italiani impedendo, inevitabilmente, il ricambio generazionale.
I dirigenti italiani sono quindi i più vecchi d’Europa, con una media di 59 anni pro capite sebbene con sensibili differenze a seconda dell’ambito lavorativo. Questi dati scaturiscono dal primo report dell’Assemblea dei giovani della Coldiretti realizzato in collaborazione con l’Università della Calabria, effettuato proprio per verificare la situazione occupazionale nel paese e tentare di fare chiarezza sulle cause della disoccupazione giovanile, attualmente in crescita e rappresentata da cifre record.
L’indagine fa luce, inoltre, sulla disparità che caratterizza il settore pubblico da quello privato: i manager statali sono in assoluto i più anziani, soprattutto nella pubblica amministrazione e leggermente meno nelle aziende partecipate dallo Stato. Nelle imprese private, invece, l’età media cala fino ai 53 anni. Gli amministratori delegati e i presidenti nel settore bancario, invece, hanno un’età media pari a 67 anni, e la Coldiretti informa anche sui dati anagrafici dei deputati, rendendo noto come solo un deputato su 630 abbia meno di 30 anni, e come siano 47 in tutto i membri under 40.
Un settore nel quale è ancora più evidente il tasso di anzianità della classe dirigenziale è quello dell’istruzione, basti pensare ai professori universitari italiani che, con una media di 63 anni, si collocano in cima alla lista dei più anziani appartenenti al mondo industrializzato. Molto interessante è il parere di Vittorio Sangiorgio, delegato nazionale dei giovani della Coldiretti, il quale mette in collegamento l’invecchiamento della classe dirigenziale con la crisi dell’occupazione giovanile: “Non è solo un problema familiare e sociale, ma provoca un invecchiamento della classe dirigente italiana che deve affrontare la crisi con il Paese che sta rinunciando a energie e risorse fondamentali per la crescita“.
Secondo il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, invece, a fare la differenza e a supportare il Paese nella ripresa economica non è tanto l’età di funzionari e la carenza di giovani talenti, quanto piuttosto la mancanza di investimenti nelle risorse nazionali in grado di potenziare la competitività: “Ad essere vecchie e poche sono soprattutto le idee con le quali si vuole affrontare la crisi. L’Italia può tornare a crescere solo se investe nelle proprie risorse: i territori, l’identità, il turismo, la cultura e il cibo, una leva competitiva formidabile per trainare il Made in Italy nel mondo“.