Petrolio, la produzione potrebbe aumentare (e il prezzo calare)

di Andrea Barbieri Carones

28 Giugno 2012 06:30

Secondo uno studio, con le nuove tecnologie la produzione di petrolio potrebbe aumentare entro il 2020 portando a un drastico calo del prezzo.

L’offerta di petrolio potrebbe crescere a ritmi più elevati della pur alta offerta, al punto che il prezzo dell’oro nero sui mercato internazionali potrebbe presto scendere se non crollare, con importanti ripercussioni sul prezzo della benzina, del gasolio da riscaldamento e dei prezzi di prima necessità, strettamente collegati con il greggio.

Lo ha detto Leonardo Mugeri, ex manager di Eni emigrato negli Stati Uniti a insegnare Geopolitica dell’Energia alla Harvard Kennedy School, che ha preparato una puntigliosa ricerca sull’argomento, che riguarda molto da vicino gli Usa che attualmente sono ai primi posti al mondo come produzione. Le previsioni legate alla produzione mondiale dicono che nel giro di 8 anni la produzione effettuata nel 5 continenti potrebbe aumentare del 20% fino ad arrivare a 110 milioni di barili al giorno, mentre oggi sono ampiamente al di sotto dei 100 (circa 93), contraddicendo le analisi che vogliono che il picco massimo di greggio estratto sia già stato raggiunto.

E come per ogni settore, se l’offerta aumenta più della domanda, il prezzo diminuisce. Dal 2021, la capacità produttiva potrebbe aumentare ulteriormente. Ma come si è giunti a tale considerazione? I motivi sono diversi: prima di tutto il prezzo elevato odierno rende vantaggioso economicamente investire nella ricerca di nuovi giacimenti, più facilmente individuabili grazie alle nuove tecnologie, che favoriscono anche l’estrazione. I Paesi dove il petrolio sgorgherà sempre più? Canada, Venezuela, Brasile e Stati Uniti dove le ultime tecniche sono già state applicate nel settore del gas. A tal proposito, il nord Dakota e il Montana potrebbero diventare le due nuove mecche della produzione petrolifera d’oltre Atlantico.

Ma in questo gruppo di Paesi potrebbe esserci anche l’Iraq, dove una maggiore stabilità politica favorirà le attività estrattive in tutta la regione del Golfo Persico. Questo scenario, secondo lo studio del manager italiano, potrebbe minare la capacità dell’Opec di controllare la produzione di greggio e i relativi prezzi.

Tuttavia se l’offerta aumentasse in maniera troppo rapida, le compagnie petrolifere potrebbero essere portate a ridurre gli investimenti e conseguentemente a ridurre le forniture.