Il Tribunale del Riesame di Taranto ha accolto il ricorso presentato dall’Ilva contro quanto stabilito dal giudice per indagini preliminari Patrizia Todisco rinominando Bruno Ferrante custode giudiziario e amministratore delle aree dello stabilimento siderurgico posto sotto sequestro.
In precedenza il presidente dell’Ilva era stato rimosso da questa funzione per aver dichiarato di volersi opporre alla decisione del gip in merito al sequestro dell’impianto per disastro ambientale ma senza ammettere alcuna facoltà d’uso dell’unità “a fini produttivi”. Su questo punto, sulla conferma o meno del blocco della produzione, il tribunale del riesame dovrebbe pronunciarsi a breve.
In una nota diffusa per la stampa l’Ilva, prendendo atto della reintegrazione di Ferrante, dichiara che “ciò consentirà di proseguire nella strada indicata dallo stesso Tribunale del riesame il 7 agosto, vale a dire il necessario collegamento tra l’attività dei custodi e dell’azienda, nella prospettiva della massima collaborazione finalizzata alla difesa del lavoro e della salute. E’ il momento della piena assunzione di responsabilità da parte di tutti, il provvedimento di oggi va in questa direzione”.
Ferrante dovrà ora collaborare con gli ingegneri Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento nella redazione delle relazioni settimanali per l’autorità giudiziaria.
L’inchiesta sull’Ilva ha messo al centro delle indagini il rapporto produzione, inquinamento ambientale e salute. A proprietà e dirigenti, tra i quali Emilio Riva, presidente dell’Ilva spa sino al 19 maggio 2010, e Nicola Riva, presidente dell’Ilva dal 20 maggio 2010, vengono contestati i reati di disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose, inquinamento atmosferico.