I primi nove mesi del 2012 hanno visto oltre 200 aziende al giorno chiudere i battenti a causa della crisi economica: da gennaio a settembre sono aumentati i fallimenti, le procedure concorsuali non fallimentari e le liquidazioni, tutti fattori che contribuiscono a tracciare un quadro piuttosto cupo del mondo dell’impresa in Italia.
A rendere noti questi dati è l’osservatorio su fallimenti, procedure e chiusure di imprese di Cerved Group, che mostra un dato ancora più preoccupante: a fermare l’attività non sono solo le aziende in crisi ma anche quelle con ancora grandi potenzialità di crescita.
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Nei primi nove mesi dell’anno, infatti, hanno chiuso oltre 55mila imprese, lo 0,8% in più del medesimo periodo del 2011. I fallimenti sono stati complessivamente 9mila, il 2% in più rispetto all’anno precedente, mentre le procedure concorsuali non fallimentari e le liquidazioni sono state rispettivamente 1500 e 45mila.
Per l’Amministratore Delegato di Cerved Group Gianandrea de Bernardis, inoltre, le cifre mostrano come le società “affidabili” liquidate nel 2012 siano state oltre 5mila, con un aumento del 7% rispetto al 2011: “Il forte aumento del numero di imprenditori che decidono volontariamente di liquidare le proprie società è un aspetto che fa riflettere, soprattutto se a chiudere sono imprese in grado di creare ricchezza“.
Un ultimo dato riguarda l’analisi dei settori produttivi più colpiti: le chiusure sono aumentate sia nell’industria sia nella manifattura, ma a essere caratterizzato dal maggior numero di fallimenti è l’ambito del terziario, unitamente alle costruzioni. Le liquidazioni hanno subito un incremento anche nel settore immobiliare, nel comparto moda e anche nell’ambito dell’energia.