Se l’azienda è di grandi dimensioni un dirigente non può essere accusato di maltrattamento: lo afferma la Corte d Cassazione sottolineando come il rapporto tra questa figura manageriale e i dipendenti non possa essere definito di tipo familiare, almeno all’interno di contesti ampi.
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Con la sentenza 19760 dell’8 maggio 2013, infatti, la Suprema Corte ha respinto le accuse di maltrattamento mosse da una dipendente contro un dirigente, che avrebbe estromesso la donna da un team di lavoro e, oltre a negare una promozione, avrebbe tenuto con lei un atteggiamento perennemente astioso.
Tenendo conto delle grandi dimensioni dell’azienda, la Cassazione ha ribadito che in tale contesto non può crearsi un “ambiente familiare” e pertanto non possono essere mosse accuse di maltrattamento nei confronti dei vertici, poiché si può parlare di maltrattamento sono in ambito familiare o endo-familiare.
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«Nelle imprese di una certa dimensione il rapporto tra dirigente e sottoposto, ancorché quotidiano, non è mai di tipo ‘familiare’, perché proprio quelle dimensioni marginalizzano i rapporti intersoggettivi esaltando l’aspetto gerarchico, tra soggetti che operano su piani differenti.»
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La Suprema Corte ha inoltre considerato irrilevante il fatto che dipendente e dirigente abbiano condiviso per anni un ufficio open-space, che quindi non contribuisce minimamente a provare l’esistenza di una relazione lavorativa di tipo familiare.