Assumere uno o più dipendenti precedentemente attivi presso un’azienda competitor non è un reato, ma le cose cambiano se la sottrazione di personale nasce dall’intento di danneggiare la società concorrente.
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Stando a quanto messo nero su bianco dalla sentenza n. 20228 del 4 settembre 2013 emessa dalla Corte di Cassazione, infatti, in questo caso si parla di violazione delle regole sulla libera concorrenza.
La condanna, con relativo obbligo di risarcimento danni, è arrivata a carico di un’azienda che ha deliberatamente assunto i dipendenti-venditori operativi presso l’impresa di distribuzione con la quale aveva recentemente chiuso il legame contrattuale.
Si parla, più precisamente, di furto di know-how: non solo, infatti, i venditori assunti erano i più esperti e i più attivi nel mercato locale (tanto da non dover sottostare ad alcun corso di formazione iniziale), ma il loro numero (quattro su trenta) può essere considerato un chiaro indice di slealtà.
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Secondo la Cassazione, infine, l’intento illecito del nuovo datore di lavoro è pienamente dimostrato dal contenuto degli scambi di email tra l’azienda e i suoi futuri dipendenti.