Non è prevista alcuna tassa su smartphone e tablet e altri dispositivi in grado di archiviare i dati, l’imposta relativa alla normativa sull’equo compenso per i produttori di contenuti che – stando ad alcune indiscrezioni – avrebbe potuto gravare a breve sulle spalle degli italiani. Il Ministro Massimo Bray nega infatti l’ipotesi di incremento delle tariffe applicate attualmente secondo quanto stabilito da un decreto in vigore dal 2009 a tutti gli effetti scaduto.
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Stando a quanto anticipato nei giorni scorsi, l’adeguamento delle tariffe avrebbe potuto causare aumenti fino al 500%, facendo lievitare fino a 5 euro gli attuali 90 centesimi versati all’acquisto di uno smartphone (si è parlato di 40 euro per i decoder): si tratta di indiscrezioni che hanno dato origine a non poche polemiche causando le forti critiche dell’Adoc, del tutto contraria alla tassa sui dispositivi con memoria digitale.
L’imposta, infatti, riguarda la copertura dei mancati introiti degli autori nel momento in cui un utente esegue una copia di contenuti (audio e video) portandoli su un dispositivo personale come smartphone o tablet. I rincari annunciati porterebbero nelle casse della Siae nuove risorse fino a 200 milioni di euro.
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Da parte del Ministro Bray c’è tutta l’intenzione di arrivare a una «soluzione condivisa, nel rispetto e nella difesa del valore del diritto d’autore, ascoltando tutte le categorie interessate per raggiungere una decisione equilibrata nell’interesse degli autori, dei produttori di smartphone e tablet e, soprattutto, dei cittadini fruitori degli stessi.»