Dirigenti esclusi da mobilità e Cig: la UE dice no

di Teresa Barone

20 Febbraio 2014 09:00

La UE condanna l?Italia per la mancata applicazione della normativa relativa al licenziamento collettivo escludendo i dirigenti.

È illecito escludere i dirigenti dalle procedure di mobilità e cassa integrazione, un comportamento che presuppone una violazione del diritto comunitario da parte dell’Italia: lo ha stabilito una sentenza emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea sottolineando come nella penisola non sia stata recepita correttamente la normativa relativa al licenziamento collettivo.

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Secondo la UE, infatti, le regole comunitarie impongono un trattamento indistinto per i lavoratori, siano essi operai, impiegati, quadri e dirigenti. In Italia, invece, proprio questa ultima categoria non beneficia dell’applicazione di Cig e mobilità sebbene proprio i dirigenti siano conteggiati al fine di stabilire se l’azienda ha diritto agli ammortizzatori sociali.

«I dirigenti sono compresi nel calcolo della manodopera dell’impresa, ma sono esclusi dal calcolo del numero di licenziamenti che essa intende effettuare.»

L’Italia, il cui modus operandi è stato contestato dalla UE a partire dal lontano 2008, è ora chiamata a conformarsi alla sentenza:

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«Avendo escluso, mediante la legge n. 223/1991, recante norme in materia di cassa integrazione, mobilità, trattamenti di disoccupazione, la categoria dei dirigenti dall’ambito di applicazione della procedura prevista dall’articolo 2 della direttiva 98/59/Ce concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli stati membri in materia di licenziamenti collettivi, l’Italia è venuta meno agli obblighi a essa incombenti.»