Infarto da superlavoro: datore condannato

di Teresa Barone

12 Maggio 2014 09:00

Il datore di lavoro è tenuto a verificare che lo svolgimento del lavoro da parte dei dipendenti non crei danni alla salute: sentenza.

Stress da lavoro e salute del cuore sono strettamente legati, tanto che ritmi professionali eccessivamente serrati e impegni troppo gravosi possono causare anche l’infarto.

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La Corte di Cassazione ha riconosciuto questo rapporto di causa-effetto, stabilendo anche la colpevolezza del datore di lavoro tenuto a verificare in che modo un dipendente svolge i suoi compiti, tutelandone la salute.

Sulla base di questo principio, la Suprema Corte ha concesso un risarcimento record alla vedova e alla figlia di un dipendente venuto a mancare a causa di un infarto, problema causato dall’eccessivo impegno (undici ore di lavoro consecutive) impiegato nel conseguire gli obiettivi aziendali pretesi dal datore.

L’azienda, un colosso delle telecomunicazioni, dovrà quindi sborsare 859mila euro di risarcimento nei confronti dei familiari del dipendente deceduto. Secondo la Cassazione: «La responsabilità del modello organizzativo e della distribuzione del lavoro fa carico alla società, la quale non può sottrarsi agli addebiti per gli effetti lesivi della integrità fisica e morale dei lavoratori che possano derivare dalla inadeguatezza del modello adducendo l’assenza di doglianze mosse dai dipendenti.»

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