Il clima economico di questa estate 2011 è rovente su diversi fronti, ma dal mondo delle imprese qualche segnale incoraggiante ogni tanto arriva. In questo caso, riguarda gli investimenti sui giovani. Le aziende lombarde in questo 2011 tornano ad assumere neo-laureati e neo-diplomati a livelli paragonabili al 2008, dunque al periodo pre-crisi. Lo rileva un sondaggio effettuato da Assolombarda sulle proprie 50 più grandi imprese associate.
Le quali, nel 2011, intendono assumere un totale di 4700 fra neo-laureati e neo-diplomati, un numero che torna ad avvincinarsi a quelli precedenti alla crisi, appunto: nel 2008 le assunzioni di giovani erano state 5100, mentre l’anno dopo, il 2009, le aveva viste praticamente dimezzarsi, intorno a quota 2500, in un trend proseguito anche nel 2010, pur con un minimo miglioramento.
Intendiamoci, in Lombardia come altrove, per le imprese questo continua a essere un momento difficile. Come ha ricordato lo stesso presidente dell’Associazione, Alberto Meomartini, all’assemblea 2011, nel giugno scorso, «quasi metà delle 450 che abbiamo appena intervistato pensa di chiudere il 2011 con un fatturato ancora inferiore a quello del 2008″. La disoccupazione nel 2010 ha viaggiato al 6%, mentre prima della risi era al 3,9%. Ma resta comunque migliore rispetto a una media nazionale dell’8,4%.
Tornando alle assunzioni dei giovani, che invece sono previste in crescita, nel 30% dei casi si tratta di assunzioni a tempo indeterminato, mentre una percentuale simile, il 33%, riguarda invece contratti a tempo determinato. Ci sono poi gli inserimenti, 15% e l’apprendistato, 14%.
Un dato interessante riguarda il modo in cui i giovani entrano in contatto con le aziende. Nell’84% dei casi l’incontro avviene grazie a un’autocandidatura, quindi sono i giovani che si propongono spontaneamente. E spessissimo, 74%, il canale utilizzato è internet. Gli altri canali di inserimento: agenzie di somministrazione, 52%, agenzie private, 36%, e canali informali, 36%.
La grande maggioranza dei giovani dopo l’inserimento rimane a lungo in azienda. Nell’80% dei casi la permanenza dura più di due anni, e questo anche perchè le imprese mettono in campo specifiche politiche di retention. Le più praticate sono i piani di formazione, 72,5%, la crescita professionale, 70%, la retribuzione, 65%. Per i giovani neo assunti la formazione è in realtà prevista nel 90% dei casi. E prevede un affiancamento sul lavoro ( in media 143 pro capite nel primo anno), corsi aziendali, 59,2 ore, corsi esterni, 12,7 ore.
In genere, l’indagine segnala l’attenzione crescente delle imprese al capitale umano e al potenziale di innovazione rappresentato dai giovani, così come evidenzia che le aziende più competitive sono quelle che attirano giovani capaci e ne sviluppano professionalità e competenze attraverso piani adeguati.